Confcommercio Acqui: “Imprese Dna del territorio, vanno protette”
"La fortissima incertezza del 2020 ha frenato ma non azzerato la voglia di fare impresa"
ACQUI TERME – Palazzo Levi nei giorni scorsi ha fornito i dati 2020 relativi alla vita delle P.iva acquesi. Nella città bollente si sono registrate 19 nuove aperture di negozi (esclusi i pubblici esercizi) rispetto alle 33 del 2019; le chiusure sono passate da 44 a 34. Per quanto riguarda bar, ristoranti, pizzerie e altri locali con somministrazione di cibo o bevande, non ci sono particolari variazioni: 4 le nuove aperture, 4 le cessazioni. Nel 2019 erano state rispettivamente 8 e 13.
La Confcommercio per bocca del vice direttore provinciale Mauro Pigazzi ha commentato: «La fortissima incertezza che nel 2020, dato il perdurare della pandemia, ha frenato ma non azzerato la voglia di fare impresa, non ha impedito nuove aperture di attività e questo rimane un segnale positivo in un anno che rimarrà nella storia. Tuttavia la grandissima preoccupazione è, oltre che per le neocostituite, nei confronti di tutte le imprese già attive sul territorio in quanto i loro fatturati si sono ridotti di percentuali ormai al limite del sopportabile, in alcuni casi senza poter beneficiare di alcun tipo di ristoro».
Quali gli effetti di pandemia e relative restrizioni? «Purtroppo in questo momento è ancora presto per dire quale sia stato, a livello di chiusure, il vero impatto del 2020 sulle imprese che rappresentiamo – ha risposto il tecnico – Quel che è certo è invece che lo stato di salute economica di quelle che sono ancora aperte è arrivato vicino al collasso. Lo stiamo ribadendo con forza in tutte le sedi istituzionali, perché le imprese sono il patrimonio e il Dna di un territorio e vanno protette con ogni mezzo».