Frutta piemontese, Coldiretti: “Servono dati sui costi di produzione contro pratiche sleali”
L’organizzazione agricola chiede trasparenza e applicazione della legge contro gli acquisti sotto costo da parte della grande distribuzione
ALESSANDRIA – Coldiretti Piemonte torna a chiedere trasparenza lungo tutta la filiera frutticola. E, anche, un intervento deciso contro le pratiche sleali e gli acquisti sotto costo da parte della grande distribuzione organizzata.
“Serve che vengano pubblicati in maniera ufficiale i costi di produzione della frutta piemontese dagli enti preposti – sottolinea Enrico Nada, vicepresidente di Coldiretti Piemonte con delega alla frutticoltura –. Questi dati sono fondamentali per consentire un confronto reale sulla remunerazione delle produzioni. E per applicare correttamente la legge n.198 contro le pratiche sleali. Solo così potremo evitare che i produttori continuino a lavorare sotto costo”.
Un settore da mezzo miliardo di euro in difficoltà
Il comparto frutticolo piemontese vale oltre 500 milioni di euro, con 18.479 ettari coltivati e più di 7.000 aziende attive. Da anni, però, soffre per la riduzione dei margini e i ritardi nei pagamenti.
“Restano inaccettabili i tempi di pagamento che in alcuni casi arrivano fino a otto o dieci mesi dalla raccolta – denunciano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale –. È inammissibile anche la forbice tra il prezzo riconosciuto ai produttori e quello pagato dai consumatori. Frutto dello strapotere della grande distribuzione che continua ad acquistare e vendere sotto i costi reali”.
La legge contro le pratiche sleali
Coldiretti ricorda che grazie alla normativa contro le pratiche sleali (D.Lgs. 198/2021), ottenuta anche grazie al suo impegno, i prezzi riconosciuti agli agricoltori non possono scendere al di sotto dei costi di produzione. Tuttavia, per rendere la norma realmente efficace, è necessario che i dati sui costi siano pubblicati, aggiornati e certificati. Così da fornire uno strumento oggettivo di riferimento.
“La nostra organizzazione è stata la prima e l’unica a chiedere l’applicazione effettiva di questa legge – concludono Brizzolari e Rivarossa –. È una battaglia di equità che riguarda l’intera filiera e il futuro del Made in Piemonte”.