Acqua termale, studio anche a Visone. “Acqui non sia lasciata sola”
Questa mattina l'incontro organizzato dal circolo del Pd: si è parlato di concessioni, termalismo e sanità, e di quello che servirebbe per il rilancio economico della città
ACQUI TERME – Un incontro organizzato dal circolo del Partito Democratico acquese per provare a mettere a fuoco il futuro del termalismo, capire se con le fondamenta che Regione, Provincia e Comune stanno progettando si possa arrivare a costruire qualcosa di stabile e decisivo per il futuro economico di Acqui Terme e del territorio.
Nella sala conferenze dell’hotel La Meridiana sono intervenuti, moderati da Gabriella Pistone, ex presidente delle Terme di Acqui, Stefano Ciuoffo, assessore regionale della Toscana con deleghe alla Partecipazione e ai Rapporti con gli enti locali, Carlo De Lorenzi, consigliere comunale del Pd, Annalisa Roveta, responsabile Ssd Laboratori Ricerca e Innovazione Dairi Aou Alessandria; Domenico Ravetti, vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte e l’onorevole Federico Fornaro. Presenti anche i consiglieri regionali Fabio Isnardi e Marco Protopapa con il sindaco di Acqui, Danilo Rapetti.
Anche Visone nello studio geologico
Il consigliere Carlo De Lorenzi ha aperto il dibattito con un annuncio importante: «Nello studio geologico che servirà a individuare ulteriori sorgenti sulfuree oltre a quelle già note sarà coinvolto anche il territorio comunale di Visone». Come confermato dalla sindaca Manuela Delorenzi, infatti, nell’areale di via Caldana, nel centro del paese, è presente un bacino di acqua calda termale, «di cui dovrà essere individuata la sorgente».
«La situazione, quindi, non è banale – ha sottolineato Carlo De Lorenzi – perché c’è molto da studiare e da approfondire. Bisogna capire come gestire questa ricchezza presente sia ad Acqui che a Visone. Per questo motivo chiediamo che prima di qualsiasi iniziativa in tema di concessioni e sfruttamento delle acque si attendano i risultati dello studio geologico».
“Paghiamo il ‘gigantismo’ del passato”
La Toscana, al momento, è una delle poche regioni in cui la gestione delle concessioni termali è delegata ai Comuni. «La nostra regione – ha detto l’assessore regionale Stefano Ciuoffo – si sta occupando del rilancio delle terme di Montecatini, Chianciano e Casciano Terme. Stiamo cercando di riorganizzare un sistema molto complesso che ora sta pagando un gigantismo fuori scala che si è sviluppato nei decenni passati. Ora dobbiamo rimettere in moto un processo che porti sviluppo e competitività. L’attrattività delle terme – ha aggiunto Ciuoffo – è un valore aggiunto che non possiamo disperdere. In Toscana lo abbiamo capito soprattutto negli ultimi 10 anni. Anche Acqui merita questa attrattività, e le potenzialità sono enormi».
Per il termalismo locale in Toscana è stato avviato un nuovo percorso, «in cui il soggetto pubblico, ovvero il Comune che mantiene il controllo delle concessioni, deve garantire la qualità delle acque e consentire la riqualificazione delle sorgenti. Il soggetto istituzionale deve mettere a disposizione la massima valorizzazione delle risorse presenti sul territorio, con capacità di gestione degli investimenti e forza attrattiva».
Termalismo e sanità
Le Terme, quindi, da problema devono diventare risorsa. Anche in ambito sanitario. «Ciò che potrebbe diventare una vera risorsa in ambito medico – ha spiegato Annalisa Roveta, responsabile Ssd Laboratori Ricerca e Innovazione Dairi dell’Azienda Ospedaliere Universitaria di Alessandria – è lo studio delle cure termali come supporto al percorso dei pazienti con patologie cardiologiche e respiratorie. Abbiamo evidenze in letteratura che chiariscono come le cure termali siano ideali per contrastare le fatica e migliorare la debolezza muscolare nel long Covid, ma sono anche in grado di contribuire al benessere psicofisico dei pazienti sani». In questo senso, come noto, la Regione ha già dato l’ok a uno studio per l’ingresso dell’ospedale ‘Monsignor Galliano’ nell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Alessandria. «Le cure termali – ha aggiunto Annalisa Roveta – possono essere una risorsa concreta da non lasciarsi scappare, ma occorrerà definire progetti per chiedere finanziamenti per portare avanti i primi studi preliminari».
Uno studio, quello che potrebbe portare l’ospedale di Acqui nell’Aou alessandrina, che Domenico Ravetti, vice presidente del Consiglio regionale, chiede che venga finanziato dalla Regione, «perché parliamo di una programmazione regionale, e di uno studio che riguarderebbe tutto il Piemonte, non solo Acqui Terme». Un eventuale “matrimonio” tra il ‘Galliano’ e l’Aou di Alessandria, però, comporterebbe anche un coinvolgimento diretto del personale sanitario che oggi già opera nel nosocomio acquese. «È un’operazione che porterebbe tanti vantaggi anche allo staff sanitario, ma la politica – afferma Ravetti – deve accompagnare questo processo di cambiamento con serietà. Occorre capire per tempo quali cambiamenti, anche dal punto di vista del personale, comporterebbe questa operazione».
“Serve uno strumento di coordinamento”
Per quanto riguarda il capitolo concessioni, invece, l’obiettivo del Partito Democratico è arrivare «all’istituzionalizzazione di uno strumento di coordinamento tra Regione, Provincia e Comune. L’amministrazione comunale di Acqui non può essere lasciata da sola in questa sfida così importante e decisiva per la città. Anche perché la gestione delle concessione comporterà un impegno economico importante».
Fornaro: “C’è bisogno di veri imprenditori”
Una questione, quella termale, che va affrontata andando oltre i confini territoriali, «e sforzandosi di guardare al presente e al futuro senza torcicollo», ha voluto sottolineare l’onorevole Federico Fonraro. «La Acqui dei grandi fasti appartiene al passato e a un tessuto socio-economico troppo diverso, che non tornerà più. E questo è il primo approccio con cui a mio modo di vedere va trattata la questione. Ma bisogna anche definire con chiarezza che c’è sì un ruolo pubblico ma anche privato». Ogni riferimento ad Alessandro Pater e a Finsystem Spa non è per nulla casuale. «C’è bisogno di imprenditori che facciano gli imprenditori, perché ad Acqui non riesco a vedere alcuna scelta imprenditoriale. Quella dell’attuale proprietario delle terme è stata una scelta di natura esclusivamente immobiliare».
Fornaro, però, chiede responsabilità anche a Torino. «Da parte sua la Regione deve dire chiaramente se ritiene il termalismo un asset strategico. Se lo è, servono più risorse. Ci vuole chiarezza strategica, perché finora ho notato una tendenza un po’ troppo “piaciona” da parte di questa giunta, che tende a dire di sì un po’ a tutti». Infine l’aspetto sanitario: «Non fare nulla – ha dichiarato Federico Fornaro – significherebbe condannare l’ospedale di Acqui a un lento declino. Un raccordo funzionale tra Galliano e Aou di Alessandria, tra l’altro, salverebbe un vulnus della nostra struttura provinciale, in cui i cittadini sono costretti a fare percorsi innaturali saltando Alessandria e dovendo raggiungere ospedali molto distanti dal proprio territorio di residenza».
“Un percorso da costruire insieme”
Il sindaco Danilo Rapetti ha definito quella che attende la città di Acqui Terme «un treno che passa ogni tanto e che non dobbiamo perdere. La legge che ha trasferito le competenze comporta oneri al Bilancio comunale, ma il Consiglio regionale ha chiesto alla Regione stessa di stanziare le risorse per finanziare lo studio. Dobbiamo fare presto, aprile 2026 è dopodomani. La nostra idea – ha aggiunto Rapetti – è quella di somministrare acqua termale a chi lo richiederà. In questo senso ho già avviato delle interlocuzioni anche con Terme di Acqui Spa e il suo amministratore unico Anna Catani. Chiedo a tutto il Consiglio di Acqui di costruire insieme questo percorso».