Ci ha lasciati Elio Merlino, il cantore degli ultimi
Società, Sport
Marco Gotta  
4 Luglio 2025
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21:41 Logo Newsguard
il lutto

Ci ha lasciati Elio Merlino, il cantore degli ultimi

Aveva 48 anni, fatale un malore nella mattinata da cui non si è più ripreso

NIZZA MONFERRATO – Stavo aspettando a scrivere un articolo sulla morte di Elio Merlino, collega e amico – anzi, prima amico e poi collega – che prestava principalmente la sua penna alle pagine de ‘L’Ancora’ di Acqui Terme ma che ha collaborato con me su Alessandria Sport(iva) in tutte le sue edizioni, perché non erano ancora pubblici data, ora e luogo né del rosario né dei funerali, ma poi mi sono reso conto che la parte burocratica tutto sommato poteva aspettare.

Per chiunque lo abbia conosciuto, è praticamente impossibile dimenticare Elio: scontroso e burbero come ogni buon campagnolo, ma con un cuore enorme che spesso gli permetteva di andare oltre i limiti della professione. Tifava Juventus – e anche qui ‘tifava’ sembra essere un po’ riduttiva come parola ma accontentiamoci di quello che passa il vocabolario – ma era innamorato del calcio di provincia, delle ‘sue’ squadre dell’astigiano che affrontavano le alessandrine e di cui raccontava le gesti difendendole ben oltre i suoi compiti. Pare strano, parlando di uno che ha festeggiato con la stessa intensità ognuno dei nove scudetti di fila dei bianconeri, ma era solo in mezzo ai campi più dispersi che lui raggiungeva con il suo scooter che trovava la sua vera dimensione.

Elio e l’amore per la pallapugno

L’altro grande amore di Elio era la pallapugno: gli sferisteri perdono un cronista puntuale, presente – e credetemi che al giorno d’oggi è tutt’altro che facile quando lo stratagemma del copia-incolla è sempre dietro l’angolo e le partite durano ore sotto il sole estivo – e obiettivo. Un piccolo mondo antico che vive di leggende non poteva che essere il miglior habitat possibile per un uomo che in un altra epoca sarebbe stato il Chautauqua dell’astigiano.

Una vita in salita dall’inizio non lo ha mai piegato: testa alta, taccuino e, negli ultimi tempi, portatile in borsa per far vedere con i suoi occhi la meraviglia che non lo ha mai abbandonato fin da bambino. Lascia un vuoto enorme nel mestiere – un abbraccio a tutti i colleghi dell’Ancora – e nella sua famiglia: lo piangono una madre e una zia. E, ne sono convinto, tutti quelli che vivono il mondo dello sport dilettantistico in regione.

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