La prima concessione è scaduta, ma Terme di Acqui chiede il rinnovo
La proprietà degli stabilimenti termali ha avanzato formale richiesta alla Provincia. Rapetti: "Non sono previste proroghe". Antonucci: "La politica non cada nel tranello"
ACQUI TERME – Tre giorni prima della scadenza, fissata per lo scorso venerdì 16, Terme di Acqui Spa ha presentato alla Provincia una richiesta di rinnovo per la concessione “Città di Acqui Terme”, la prima delle tre istituite per determinare l’utilizzo delle riserve di acqua sulfurea presente nel sottosuolo di Acqui Terme.
È all’ente provinciale, infatti, che spettano le assegnazioni della concessione “Città di Acqui Terme”, andata a scadenza dopo novant’anni (venne istituita, infatti, nel 1935), e delle altre due – “Vascone” e “La Bollente” – che invece termineranno ad aprile del 2026.
“Interesse legittimo, ma la volontà politica è chiara”
Un atto formale che il sindaco Danilo Rapetti valuta come «un legittimo interesse che la società prova a esercitare. A ogni modo su questo tema, di vitale importanza per la nostra città, siamo in coordinamento costante sia con gli organi provinciali che con la Regione. È ormai evidente – sottolinea Rapetti – che la volontà politica nostra e della Provincia sia quella di far decadere definitivamente la concessione “Città di Acqui”, rispettando per altro i paramenti previsti dalla normativa, che non prevedono possibilità di proroghe». Ora spetta alla Provincia pronunciarsi sulla richiesta avanzata dalla proprietà delle Terme.
“Cercano di prendere tempo”
Sulla questione si esprime anche Massimo Antonucci, presidente di Act Consumatori. «E’ normale che il proprietario degli stabilimenti (al momento l’unico in grado di sfruttare la risorsa) avanzi questo tipo di domanda. Leggendo l’istanza si coglie un efficace (e velatamente allarmante) riferimento all’importanza di proteggere il “complesso equilibrio del sistema di bacino geotermale” di Acqui Terme perché, un’eventuale alterazione dei flussi e delle temperature, legate ad uno sfruttamento diverso da quello attuale, potrebbe causare delle “alterazioni”».
Secondo Antonucci quella di Terme di Acqui Spa va interpretata come una mossa strategica. «La proprietà cerca di prendere tempo. Ovviamente con l’assegnazione a terzi della concessione l’azienda sarebbe doppiamente danneggiata: per la neonata concorrenza e per lo svilimento economico degli asset, privati della risorsa necessaria al loro funzionamento. E’ vero – continua Antonucci – che Terme di Acqui Spa ha gli stabilimenti, ma altri imprenditori potrebbero ideare progetti fruttiferi, per realizzare un’offerta di servizi termali in tempi ragionevoli. La parcellizzazione dell’offerta non è il male assoluto, anzi. La politica non abbia paura di prendere in mano la situazione e interrompere questa deriva dannosa per Acqui e per gli acquesi».