Acqui Terme: il servizio tv sui debiti della diocesi era corretto
Già archiviata dal Gup alessandrino la querela dell'ex economo del Seminario, ora il Tribunale civile di Milano respinge anche la richiesta danni
MILANO – Respinta la richiesta di risarcimento danni presentata da don Giacomo Rovera, ex economo del Seminario della Diocesi di Acqui Terme, relativa a un servizio televisivo trasmesso nell’ottobre 2016 dalla trasmissione di Italia 1 ‘Le iene’.
La decisione è della prima sezione civile del Tribunale di Milano.
Stessa decisione per la richiesta di risarcimento nei confronti dell’autore del servizio, Matteo Viviani, nonché di Vincenzo Sassi e Pier Domenico Garrone (di origini acquesi), intervistati nel corso del programma.
La decisione del Gup alessandrino nel 2020
La decisione segue l’archiviazione del Gup del Tribunale di Alessandria, nel luglio 2020, della querela presentata da don Rovera.
Il sacerdote lamentava di essere stato rappresentato nel servizio, a suo dire in maniera non corrispondente al vero, come uno dei soggetti che aveva contribuito a determinare un debito per la Diocesi di Acqui Terme di circa 4 milioni di euro con operazioni anti-economiche.
Tra queste si contestava al prete l’affitto a canoni irrisori di una casa religiosa sulla riviera ligure poi trasformata in resort, caso che era finito anche all’attenzione del Vaticano (come riporta Ansa).
A distanza di nove anni da quei fatti, il tribunale ha stabilito che nelle rispettive interviste, Garrone e Sassi, professionisti incaricati dall’allora vescovo di Acqui Terme di stabilire i motivi del debito, “hanno riferito in termini imparziali e asciutti i risultati dei loro accertamenti” e si sono astenuti “da commenti personali e offensivi nei confronti di don Giacomo Rovera”. E che il servizio delle Iene ha rispettato i canoni del diritto di cronaca.
La sentenza ha dunque riconosciuto come la condotta di Garrone sia stata “del tutto conforme ai criteri della pertinenza, della continenza formale”.