L’Avis Dasma compie 70 anni: “Servono nuove leve nel direttivo”
Il gruppo acquese dell’Avis, fondato nel 1955 dagli operai della vetreria Miva, lancia l’appello: "C’è bisogno di un ricambio generazionale"
ACQUI TERME – Una realtà che ha alle sue spalle una storia lunga settant’anni. Una storia fatta di memoria, tradizione e duro lavoro. Già, perché è da un’idea di un gruppo di operai dell’allora vetreria Miva – negli anni Settanta poi acquisita dalla Borma Spa – che nel 1955 nasce la Dasma, Donatori Aziendali Sangue Miva Acqui, che negli anni successivi si è poi fusa con l’Avis provinciale diventando Avis-Dasma. Una realtà che oggi conta 838 iscritti ma sulla quale rischia di gravare un preoccupante punto interrogativo.
Donazioni: 1.100 nel 2024
«Abbiamo bisogno di un ricambio generazionale, altrimenti nel giro di qualche anno rischiamo di dover chiudere. Nel direttivo ormai siamo quasi tutti “over 70”. Servono volontari più giovani per garantire un futuro alla nostra associazione». È l’appello di Giuseppe Quazzo, vice presidente dell’Avis Dasma di Acqui Terme, che quest’anno festeggia il settantesimo anniversario. E dire che, almeno per quanto riguarda i donatori, i numeri degli ultimi anni giocherebbero a favore.
«Solo nel 2024 – commenta Quazzo – abbiamo registrato 96 nuove adesioni, a fronte, però, di quasi altrettante defezioni per questioni di salute e di età. Le donazioni sono state in tutto 1.100 circa, un numero direi considerevole per una cittadina che conta meno di ventimila abitanti. Anche per quanto riguarda il bacino dei donatori non ci possiamo lamentare. Basti pensare che nel 2008, l’anno in cui sono entrato nel direttivo Dasma, gli iscritti erano poco più di 450».
«A chi la nostra eredità?»
Le donazioni di sangue e plasma avvengono al Centro Trasfusionale dell’ospedale ‘Monsignor Galliano’ dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 11 e la domenica su prenotazioni gestite dai volontari dell’Avis Dasma fino a un massimo di 25-30 persone. Dal 2018, però, ovvero da quando è andato in pensione l’ultimo responsabile del Centro Trasfusionale dell’ospedale acquese, il dottor Enrico Pedrazzi, è l’Avis stessa a doversi occupare del reperimento dei medici per garantire il servizio. «Al momento abbiamo la disponibilità di due dottoresse che si alternano dal lunedì al venerdì. La convenzione prevede un compenso di 150 euro per un impegno di tre ore. Spese che ci vengono poi rimborsate dall’Asl». La domenica, invece, il servizio è coordinato dalla sede provinciale Avis di Valenza.
In tema di trasfusioni l’emergenza pandemica ha senza dubbio moltiplicato incertezze e paure. «Faccio solo un esempio: proprio pochi giorni fa – afferma Giuseppe Quazzo – una signora ha chiesto se i vaccinati possono donare. Negli ultimi tempi, inoltre, sappiamo di persone che pretendono espressamente sangue di donatori non vaccinati. Sembra assurdo, ma certi episodi ormai sono diventati frequenti».
I donatori “under 30” per fortuna sono in aumento, «il problema, però, è che manca un ricambio generazionale nel direttivo dell’associazione. Come ho detto – sottolinea Quazzo – in Dasma abbiamo superato tutti i 70 anni. Da qui ai prossimi anni chi prenderà il nostro posto?».