Gestore idrico unico: il Comune di Acqui chiede garanzie
Diverse le clausole inserite nell’atto di indirizzo a tutela degli utenti acquesi. De Lorenzi: "Fusioni ad ampio raggio: l'acqua è solo il primo passo"
ACQUI TERME – Nel corso dell’ultima seduta il Consiglio comunale di Acqui Terme è stato chiamato a votare l’approvazione della costituzione di una nuova società consortile in cui dovranno confluire Amag Reti Idriche, Gestione Acqua di Novi e Comuni Riuniti Belforte Srl.
L’unione risponderebbe alle richieste di aggregazione formulate dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti portando allo sblocco di fondi Pnrr per complessivi 30 milioni, di cui 14 destinati ad Amag Reti idriche. Il fine della prassi procedurale è quello di arrivare ad avere un unico gestore del servizio idrico sul territorio dell’Ente di Governo d’Ambito Egato 6, sulle base delle nuove normative.
Le clausole che il Comune di Acqui ha voluto inserire nell’atto di indirizzo riguardano diverse specifiche richieste: la previa approvazione da parte dei soci di eventuali aumenti di capitale o investimenti non programmati; il mantenimento dei livelli essenziali del servizio sul territorio comunale; la presenza nel futuro statuto di un meccanismo che assicuri la rappresentanza del Comune negli organi di governance; vincoli specifici sull’utilizzo di fondi Pnrr garantendo che le risorse assegnate vengano dedicate a interventi sul territorio acquese e che ogni modifica futura al contratto di servizio o agli assetti di governance avvenga previa approvazione del Consiglio comunale.
“Ora l’acqua, poi i rifiuti?”
«Al di là della contingenza specifica – ha commentato il consigliere del Pd, Carlo De Lorenzi – credo che questa delibera debba essere valutata anche in una prospettiva futura. Posto che certi tipi di fusioni non sono mai semplici e spesso non a tutti piacciono, tuttavia oramai sono anni che si richiede che determinati servizi vengano gestiti su ambiti territoriali più ampi. L’acqua è il primo passo, ma credo che il secondo saranno i rifiuti. Nella nostra provincia in questo momento ci sono tanti enti gestori. Credo che anche in questo caso si debba iniziare a pensare a una società di servizi che abbia ambiti più adeguati. Questo favorirebbe territori molto complessi come quello dell’Acquese».