Lungo Bormida nuove “aree no kill”: “Per tutelare l’ecosistema”
Per ‘La Burmia River Team’ un risultato importante. «Dal ponte dei Bagni fino a Visone e nell'invaso della diga di Valla i pesci pescati devono essere rigettati in acqua»
ACQUI TERME – Presidente de ‘La Burmia River Team’, sede acquese di Carp Fishing Italia, per Franco Botto la pesca è molto più di una semplice passione. Negli ultimi anni, infatti, si è fatto promotore di attività e proposte per la tutela delle sponde e della fauna ittica del fiume Bormida, o meglio, “la Bormida”, come preferisce definirla.
È grazie al gruppo de ‘La Burmia River Team’ e a Franco Botto in particolare se l’invaso della diga di Valla, a Spigno Monferrato, e il tratto compreso tra il ponte Carlo Alberto e lo sbarramento Bazzano nel comune di Visone sono diventate ufficialmente “aree no kill” su disposizione della Provincia.
“Segnaleremo i furbetti”
«Frequentiamo le sponde della Bormida da tanti anni – commenta Botto – e in tutto l’Acquese, ma non solo, ci sono aree davvero molto belle sia dal punto di vista naturalistico che faunistico. Aree che devono essere preservate». Già da qualche mese lungo il corso del fiume da Acqui a Visone e nelle vie di accesso alla diga di Spigno hanno fatto la loro comparsa i cartelli informativi.
«Tutto quello che viene pescato deve essere rigettato in acqua, a esclusione delle specie alloctone ritenute dannose per l’ecosistema, come ad esempio i siluri», spiega il presidente de ‘La Burmia River Team’. Secondo disposizioni, il pescato può essere trattenuto solo per pochi istanti – giusto il tempo di uno scatto per i social – ed è consentito l’utilizzo di massimo due canne, «anche per chi pratica carpfishing».
Le sanzioni variano da un minimo di 50 a un massimo di 300 euro. Nel caso della diga di Valla, gestita da Tirreno Power, su determinate zone ritenute poco sicure vige il divieto assoluto di pesca, «chi trasgredisce, quindi, può incorrere persino in sanzioni penali».
“Un deterrente al bracconaggio ittico”
In tutta la provincia, «forse un po’ meno nell’Acquese rispetto ad altre zone», è molto diffuso il fenomeno del bracconaggio. «Si tratta di persone che con metodi molto invasivi per la fauna ittica e per lo stesso ecosistema catturano grandi quantità di pesce da rivendere sul mercato nero, in particolare nei Paesi dell’Europa dell’est». È anche per prevenire tale fenomeno che i soci del ‘River Team’ hanno chiesto che l’area venisse dichiarata “no kill”.
Lungo la tratta in questione già da qualche tempo sono aumentati i controlli. «Noi lo facciamo solamente per passione, ma siamo in contatto con le autorità preposte. Se nel corso dei nostri sopralluoghi ci accorgeremo che qualche pescatore non sta rispettando le norme vigenti, anche al di là di quelle previste per l’area no kill, faremo segnalazione ai Forestali».