‘Polvere di guerra’: oltre 350 studenti alla mostra esperienziale
Sono state 22 le classi del triennio degli istituti superiori di Acqui e Ovada che hanno visitato la mostra esperienziale allestita al Movicentro dal 17 al 31 ottobre
ACQUI TERME – Sono state 22 le classi del triennio delle scuole superiori di Acqui Terme e Ovada che hanno visitato la mostra esperienziale “Polvere di guerra, dalle macerie alla costruzione di pace”, allestita al Movicentro di Acqui Terme dal 17 al 31 ottobre con il patrocinio del Comune di Acqui.
Accompagnati dai loro docenti, circa 350 studenti e studentesse dai 16 ai 18 anni, hanno compiuto il percorso elaborato e realizzato dagli operatori della Caritas di Piacenza-Bobbio, trasferito per la prima volta in Piemonte grazie alla Caritas diocesana di Acqui e all’Ufficio scuola diocesano.
Gli insegnanti di religione sono stati i motori dell’iniziativa proposta alle scuole e realizzata grazie al lavoro degli operatori della cooperativa CrescereInsieme che hanno condotto i gruppi durante le visite. Nei pomeriggi di venerdì e sabato la mostra è rimasta aperta alla cittadinanza.
La mostra è stata realizzata attraverso la collaborazione di Caritas Piacenza con Emergency e Amnesty International, associazioni che i giovani hanno avuto l’opportunità di incontrare spesso per la prima volta.
Durante la visita ci si ritrova davanti alle suggestive opere d’arte di Luigi Ferrari, artista di Piacenza e attivista di Amnesty International, che ha realizzato 17 opere a cui sono stati abbinati stimoli sonori, visivi, corporei, in modo da coinvolgere tutta la persona in un’esperienza che lascia il segno.
Si parte dalle macerie di una città in guerra dopo i bombardamenti, si passa per possibili vie di fuga e si arriva a esplorare diversi modi per costruire la Pace, con azioni a livello personale (comunicazione non violenta, ascolto attivo……), azioni in città (dall’attenzione alla spesa di prodotti con filiera etica ed equa e solidale alla partecipazione a eventi informativi), in Italia, nel mondo (partecipazione a petizioni, a campagne di boicottaggio, sostegno a progetti di accoglienza).
Un’esposizione che lascia il segno
«Abbiamo visto risposte molto positive da parte dei ragazzi e delle ragazze, spesso abbiamo assistito a un cambio di atteggiamento durante questo percorso che alterna momenti di grande impatto emotivo a momenti informativi», afferma una conduttrice delle visite. «Dalle osservazioni finali dei visitatori ci siamo resi conto che uno dei compiti importanti del percorso è quello di andare oltre alle notizie e alle immagini dei social, a cui siamo fin troppo abituati, un effetto ri-umanizzante contro l’anestesia a cui ci hanno portato da più di un anno le notizie agghiaccianti da Gaza, solo per fare un esempio».
Grande coinvolgimento da parte degli studenti e delle studentesse: «Ho capito meglio cosa significa la parola guerra – è una delle testimonianze raccolte – e ho provato per un attimo a mettermi nei panni di chi perde tutto»; «C’è bisogno di approfondire le informazioni che arrivano e di andare a cercare altre fonti per conoscere altri aspetti della realtà», ha affermato qualcun altro.