Gli “eroi” di Giochi Senza Frontiere insieme dopo cinquant’anni
Il 25 luglio del 1974 ad Avenches (Svizzera) portarono la città termale alla ribalta europea. Ora si riuniscono per la rievocazione di sabato 21
ACQUI TERME – Di nuovo insieme dopo cinquant’anni, tra abbracci, sorrisi e tanta emozione. Erano in 16 in quel lontano (ma vivido nei ricordi) 25 luglio del 1974; in tre oggi non ci sono più.
La ‘reunion’ lunedì 2 settembre a Palazzo Robellini, fortemente voluta da Mauro Guala, all’epoca mente operativa della spedizione che portò il nome di Acqui alla ribalta europea. Con indosso i colori azzurri, quel gruppo di giovani poco più che vent’enni arrivò nel paesino svizzero di Avenches convinto di poter fare qualcosa di buono, ma la vittoria in quella puntata della decima edizione di Giochi Senza Frontiere fu qualcosa di sorprendente anche per loro.
«Scelti perché “romani”»
«Per quasi due ore un gruppo di acquesi in eurovisione. Eravamo felici già così», dice Mauro Guala, allora segretario dell’Azienda Autonoma di Cura della Stazione Termale, sezione dell’Ente Provinciale del Turismo. Fu grazie alle conoscenze dell’allora presidente ‘Pipino’ Barisone che la Rai arrivò a bussare alle porte di Acqui Terme. «Ci scelsero anche perché città romana. Le prove da superare in quella puntata, infatti, erano tutte ispirate all’antica Roma, con tanto di costumi a tema».
Undici ragazzi e cinque ragazze selezionati per le loro doti atletiche. «Chi faceva judo, chi atletica leggera, chi giocava a calcio. Prima di partire ci fu una sorta di preparazione con il professor Piero Sburlati (il fondatore del centro sportivo Mombarone, ndr)». Fu una vittoria sul filo di lana quella sera ad Avenches, «ma alla fine la gioia fu incontenibile. Nell’incontro di lunedì si è percepito chiaramente come quelle sensazioni siano ancora vivissime anche a distanza di cinquant’anni ». I complimenti arrivarono anche dai Paesi avversari, «ma ricordo anche qualche sfottò per i Mondiali di calcio», scherza Guala. Quell’anno, infatti, gli azzurri di Valcareggi uscirono ai gironi.
«Anche la pettorina..»
Al di là di come sarebbe poi andata a finire, ad Avenches il gruppo di acquesi volle arrivarci comunque “equipaggiato” a dovere: «Ci portammo dietro un camion di prodotti tipici locali: il torrone di Canelin, casse di vino, salumi, formaggi. Al termine dela puntata facemmo una tavolata con tutto lo staff di Giochi Senza Frontiere e la troupe della Rai. Spazzolarono tutto. Alla fine su quel tavolo non rimase niente».
Per la rimpatriata tanti i cimeli che ognuno ha portato con sé, «una signora ha persino conservato la pettorina di quella sera. Porta ancora i segni della tanta acqua che abbiamo preso. Pioveva a dirotto…».
Una cosa in particolare, però, Mauro Guala ci terrebbe a recuperare prima della rievocazione di sabato 21 in piazza Italia. «Non sappiamo che fine abbia fatto il trofeo che vincemmo. Lo lasciammo al Comune, poi negli anni è andato perduto. Poterlo esporre nella serata di sabato sarebbe davvero una bella cosa».