Cassine: dispositivi Dae presto in tutte le frazioni?
La proposta giunge dal consigliere di minoranza Renato Gaggino: "Anche corso di formazione per il corretto utilizzo dei defibrillatori"
CASSINE – Il territorio comunale di Cassine si estende per quasi 35 kmq e comprende quattro frazioni, Caranzano, Gavonata, Sant’Andrea e Sant’Anna, che per le loro caratteristiche topografiche – e un po’ di cronico campanilismo, direbbe qualcuno – possono essere considerati dei “paesi nel paese”.
Centri abitati che contano ognuno diverse centinaia di residenti, di ettari di vigne e di campi coltivati. Tanti anziani e lavoratori della terra, quindi, che in caso di malore non potrebbero fare altro che attendere l’intervento della prima ambulanza disponibile. Un’iniziativa pensata da Renato Gaggino, consigliere di minoranza del gruppo ‘Fratelli d’Italia’, potrebbe però contribuire a ridurre quantomeno i margini di rischio.
«Mappatura del paese»
«A Cassine abbiamo un comitato di Croce Rossa tra i più attivi e strutturati della provincia. Può capitare, però, che i volontari debbano intervenire su territori comunali anche ben lontani da Cassine, con la conseguenza che qui da noi in caso di contemporanee emergenze si debba attendere l’arrivo dei mezzi di soccorso da Acqui, Alessandria o Castellazzo». In caso di gravi scompensi cardiaci, però, le tempistiche sono di cruciale importanza. Da qui l’idea di dotare le quattro frazioni cassinesi di un dispositivo Dae, approvata in Consiglio comunale.
«I defibrillatori, ovviamente, dovranno essere posizionati in aree strategiche delle diverse frazioni», spiega Gaggino. Per formare i residenti sul corretto utilizzo del macchinario verranno organizzati dei corsi di formazione di quattro ore, a carico del Comune. «Sarà quindi necessaria la partecipazione di alcuni volontari in ogni frazione, così che possano fare da punto di riferimento in caso di necessità».
Nelle aree pubbliche di Cassine sono presenti due postazioni Dae, «una al poliambulatorio della Croce Rossa e l’altra di fianco alla farmacia. Il problema – aggiunge il consigliere comunale – è che in pochi sanno della presenza di questi dispositivi. Ho chiesto, perciò, che venga fatta una mappatura, che comprenda anche gli edifici pubblici per i quali è previsto l’obbligo».