Le liste d’attesa? «Non si accorceranno con la rivoluzione del Cup»
Il commento di Alberto Deambrogio, segretario regionale di Rifondazione Comunista
CASALE – Recentemente il neo assessore regionale alla salute Federico Riboldi ha annunciato azioni per risolvere il problema delle liste d’attesa attraverso una riorganizzazione del Cup.
«Credo – ha dichiarato il segretario regionale piemontese di Rifondazione Comunista Alberto Deambrogio – che l’assessore Riboldi stia facendo male i suoi conti. Immaginare che ci siano ampi margini nell’offerta che non vengono sfruttati è illusorio: certo esistono persone che disdettano prenotazioni e non lo comunicano, ma non rappresentano un numero relativamente piccolo di casi. Sul lato dell’offerta di prestazioni, sicuramente insufficiente, pesa enormemente il limite di risorse, che del resto non saranno certo incrementate dal questo Governo e dalle logiche austeritarie europee non contestate anche dalle opposizioni».
«Quello su cui andrebbe posta attenzione, e Riboldi non lo fa, è il governo della domanda di prestazioni. Non una parola è spesa per la presa in cura delle persone a livello territoriale, così come non si dice nulla su un piano per la cronicità, insomma nulla che provi a programmare la domanda a partire dai bisogni delle persone. D’altro canto pure il lato prevenzione è inesistente, mentre invece sarebbe decisivo per avere meno malattie e meno richieste di esami».
«La stessa inappropriatezza delle prestazioni, sempre citata dal Ministro competente in carica, andrebbe affrontata con un cambiamento di stile di lavoro, di cultura, in grado di conquistare i professionisti ad un paradigma centrato sulla promozione della salute, del territorio, della prevenzione».
«Puntare tutto sulla supposta rivoluzione del CUP – ha concluso Deambrogio – elude questi nodi, che rimangono tutti sul tappeto. Certo esistono tecnologie innovative, ma non possono da sole risolvere i problemi che le persone ben conoscono: non sarà un nuovo software o l’intelligenza artificiale a dare la svolta. In ogni caso, a proposito di soluzioni tecnologiche, penso che l’esperienza che il CSI è in grado di garantire, anche per la conoscenza approfondita di dove le scelte si vanno ad applicare, sia decisiva. Non si cerchino altrove, guardando verso società private, quelle consulenze che fortunatamente abbiamo a casa nostra nel pubblico».