Autonomia Differenziata. Deambrogio (Prc-Se): «Non tutto è finito»
Le parole del segretario regionale di Prc-Se
CASALE – «Nella campagna elettorale appena conclusa per le regionali – ha dichiarato Alberto Deambrogio, segretario piemontese del Prc-Se – il tema dell’autonomia differenziata non ha avuto proprio cittadinanza. Ora che il Ddl Calderoli è stato approvato in tragico combinato disposto con il provvedimento sul premierato bisogna prendere atto della grave situazione in cui siamo e organizzare tutte le contromosse possibili, senza dimenticare nulla della strada che ci ha portato sin qui».
«Voglio intanto ricordare il lavoro durato anni dei Comitati contro ogni autonomia differenziata, perché, mentre molti sottovalutavano o tacevano, hanno unito, informando e formando, laddove l’autonomia ha fatto della divisione la propria ragione principale, contrastando altresì il sovvertimento della Repubblica sostituita da un solo uomo o una sola donna al comando».
«Dobbiamo essere convinti che non tutto è finito. In particolare vanno ritirate le intese in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. In quest’ultima regione, dove il governatore Bonaccini è di centro sinistra, sono state raccolte 6.000 firme per una legge di iniziativa popolare in tal senso. Indicare alle regioni (pure se Cirio è un fan dell’Autonomia) la possibilità di attivarsi secondo l’art. 127 della Costituzione per ricorrere alla Corte Costituzionale e appoggiare tutte le iniziative di carattere legale che si vorranno attuare. Ci saranno poi da costruire comitati referendari per la raccolta di firme sul quesito che i costituzionalisti tanno mettendo a punto. In ogni caso bisognerà non dimenticare che se siamo arrivati qui è stato anche grazie alla modifica del Titolo V: occorre un impegno politico a riscriverlo, perché invece di tenere sotto controllo lo spirito secessionista della Lega, gli ha aperto un’autostrada».
«Spero che di tutto ciò – ha concluso Deambrogio – si inizi a parlare anche sul nostro territorio. La difesa dei diritti sociali è ciò che può rendere libere le persone. Il contrasto ai progetti eversivi in atto passa esattamente dalla possibilità di mobilitazione popolare di chi, per troppo tempo, ha sperimentato l’inutilità della politica dell’alternanza rispetto alle proprie condizioni di vita».