La replica di Pasqualino sulla Cer: “Geotermico? Ora non si può”
L'assessore comunale a Bilancio e Ambiente risponde alle osservazione del centrosinistra acquese: "Fotovoltaico risorsa più facile e veloce da attuare"
ACQUI TERME – Alle osservazioni sollevate dal centrosinistra acquese sui poco chiari aspetti – evidenziati punto per punto – che riguarderebbero la costituzione della nuova Comunità Energetica Rinnovabile, risponde direttamente l’assessore con delega a Ecologia e Ambiente Mario Pasqualino.
“Un fondo contro la povertà energetica”
Il consigliere Carlo De Lorenzi e il segretario provinciale di Italia Viva Piero Giaccari hanno lamentato la mancanza nella documentazione relativa al progetto di chiari riferimenti alle ragioni sociali della Cer, in particolare alla lotta alla povertà energetica.
«La Cer – dichiara Pasqualino – persegue gli obiettivi volti alla sostenibilità ambientale della produzione energetica, del risparmio economico e del sostegno alla povertà energetica. La proposta dichiarata di pubblica utilità contempla la creazione di un fondo per il sostegno alla povertà energetica, cui sarà destinata una quota dei benefici economici generati dalla gestione al fine di sostenere la fascia di popolazione in difficoltà economica o particolare fragilità, contribuendo così alla funzione sociale della Cer. Il fondo potrà essere alimentato anche da una quota dei benefici economici generati dall’impianto tramite ritiro dedicato o altre modalità che saranno discusse dall’assemblea della Cer».
Per quanto riguardo la distribuzione dei proventi generati dalla Cer, invece, l’assessore al Bilancio e all’Ambiente replica così: «Il beneficio economico della Cer consentirà la vendita diretta dell’energia a un prezzo molto agevolato rispetto agli attuali operatori del mercato dell’energia, agevolazione cui potranno accedere tutti i membri della Cer, anche solo come semplici utilizzatori».
“Fotovoltaico risorsa attuabile velocemente”
In merito agli aspetti tecnici, il gruppo di centrosinistra chiede al Comune come mai, oltre al fotovoltaico, non vengano prese in considerazione altre fonti rinnovabili, quali ad esempio micro eolico e geotermico. Il motivo, spiega l’assessore Pasqualino, risiederebbe nella volontà di «dare una rapida e concreta attuazione alla Cer». Col fotovoltaico, insomma, si ridurrebbero le tempistiche. «La realizzazione di impianti fotovoltaici costituisce la risorsa più facilmente e velocemente attuabile. Durante il periodo di validità della concessione ventennale, tuttavia, sarà certamente valutata la possibilità di utilizzare fonti alternative e complementari per la produzione di energia».
E per quanto riguarda l’opzione geotermico sfruttando il calore delle acque termali? «La possibilità di utilizzare la risorsa termale, legando le concessioni termali a un possibile sfruttamento in termini di energia, risulta decisamente complessa e poco attuabile in tempi rapidi, almeno fino a che non verrà assunta a livello regionale una strategia in merito all’assetto delle concessioni. Occorre ricordare, inoltre, che allo stato attuale vige il divieto da parte di chi non è concessionario di prelevare portata idrica e calore dalle falde termali».
“Impianti? Altri soggetti potranno integrare”
«La cabina primaria di distribuzione è presente in città – osservano De Lorenzi e Giaccari – ma come territorio sarebbe opportuno allargare il ragionamento anche agli altri Comuni della zona e alla struttura ospedaliera di Acqui o alle case di riposo». Anche qui, replica Pasqualino: «La disciplina vigente prevede il limite di poter coinvolgere altri soggetti, pubblici e privati, che siano connessi alla stessa cabina primaria, quella di Acqui Terme, con potenza massima di realizzazione di 1 megawatt per impianto. In futuro probabilmente verrà consentita l’estensione sia in termini di potenza che di distanza, con la conseguente possibilità di coinvolgere altri soggetti pubblici e privati».
«A tal proposito – continua Pasqualino – la proposta pervenuta prevede un investimento per la realizzazione dei primi 5 impianti su edifici pubblici (comunali e provinciali) pari a circa il 37% del megawatt consentito in modo da consentire ad altri soggetti di completare la potenza rimanente. Tale estensione potrà essere finanziata con investimenti dei vari soggetti, prevedendo comunque un plafond estensione impianti pari di 2.6 milioni di Euro qualora n fossero disponibili investimenti».