Il centrosinistra sulla Cer: “Nessuna condivisione con i cittadini”
De Lorenzi e Giaccari hanno costituito un gruppo di lavoro per analizzare la documentazione sulla Comunità Energetica: "Non vorremmo si dimostrasse un'occasione persa"
ACQUI TERME – «Martedì 30 andremo a votare un provvedimento di cui, in sostanza, sappiamo poco o nulla. Questo perché poco o nulla in tutti questi mesi è stato comunicato o condiviso dal Comune, se non attraverso qualche articolo di giornale». La critica giunge dal centro sinistra acquese, o meglio, dal gruppo di lavoro costituito dal Pd a cui si è unito anche Piero Giaccari, neo presidente del coordinamento provinciale di Italia Viva.
Cosa si dovrà votare nella seduta straordinaria del prossimo Consiglio Comunale? L’inserimento nel Dup del ‘progetto Cer’ con cui il Comune di Acqui intende costituire una Comunità Energetica Rinnovabile (Cer). Progetto per il quale Green Wolf Cer Srl (società mandataria) e Prismiq Srl (mandante) hanno presentato nei mesi scorsi un piano economico in risposta all’avviso di manifestazione di interesse. Il project financing è già stato dichiarato “di pubblica utilità” dall’amministrazione comunale.
“Non c’è stata condivisione con la città”
«Leggendo l’ordine del giorno non si parla di Cer – osserva il consigliere d’opposizione Carlo De Lorenzi – e tutti i documenti in base ai quali noi dovremmo esprimerci non sono stati resi pubblici. Personalmente li ho acquisiti con un accesso agli atti, ma i miei colleghi consiglieri non li hanno avuti».
Dal centro sinistra lamentano, quindi, la mancata condivisione delle specificità del progetto non solo nei riguardi delle forze di opposizione, ma in particolare della stessa cittadinanza. «Anche se deve ancora essere avviata la gara d’appalto noi crediamo che questo non sia un valido motivo per non rendere pubblico il progetto su cui dovrà basarsi la nuova Cer. Costituire una Comunità Energetica – aggiunge De Lorenzi – è senza dubbio una cosa positiva, ma bisogna capire se questa sarà semplicemente una serie di tetti occupati da pannelli solari (ovvero gli Istituti Superiori ‘Levi Montalcini’ e ‘Parodi’, il complesso sportivo Mombarone, l’ex caserma ‘Rosati’ di via Cassarogna e l’ex Tribunale di piazza San Guido, ndr). gestiti da un’azienda che fornisce energia gratis al Comune vendendo poi il resto, oppure se parliamo di una vera Comunità energetica. Di un meccanismo virtuoso, quindi, nell’ottica di una politica ambientale pulita e con minori costi di energia, coinvolgendo anche i privati cittadini e gli enti del Terzo settore. È il concetto di comunità che a noi interessa». La condivisione pubblica della documentazione, continua De Lorenzi, «avrebbe messo in moto un meccanismo di partecipazione di vari soggetti a una stessa comunità».
“Perché solo il fotovoltaico?”
Più nel dettaglio Piero Giaccari evidenzia poi alcuni punti di cui nella documentazione del progetto Cer ad Acqui Terme non vi sarebbe traccia. «Lo spirito delle comunità energetiche – osserva il segretario provinciale di Italia Viva – prevede la condivisione con la cittadinanza attraverso attività di informazione e divulgazione. La Cer, infatti, può funzionare bene se c’è il giusto mix tra privati produttori e altre realtà locali che potrebbero utilizzare l’energia. Di tutta questa attività nella documentazione che abbiamo potuto visionare non c’è alcuna traccia. Un altro dei passaggi fondamentali della Cer è la guerra alla povertà energetica, ovvero l’impossibilità di utilizzare l’energia a causa dei prezzi eccessivi. È una della ragioni sociali della comunità energetica. Anche qui, però, nessuna traccia sui documenti».
Ci sarebbero, tuttavia, anche alcuni aspetti prettamente tecnici che la documentazione non prenderebbe in considerazione. «Le fonti rinnovabili non comprendono solo il fotovoltaico, ma anche il micro eolico e il geotermico». Proprio sul geotermico secondo il centrosinistra acquese potrebbero aprirsi scenari interessanti sul piano del fabbisogno energetico: «Visto che ad Acqui si parla da tempo dello sviluppo delle Terme in relazione alle concessioni termali sarebbe interessante tentare di imporre un ponte tra le future concessioni termali e l’utilizzo del calore delle acque ai fini della comunità energetica.
“Cer che sarebbe dovuta partire dal basso…”
De Lorenzi e Giaccari con il proprio gruppo di lavoro chiedono maggiore chiarezza anche sui proventi che deriveranno dalla Cer: «Con che scopo sarà ripartita la quota energia di risulta? Le comunità devono avere un ente pubblico al centro, ma non è detto che ci si debba limitare al Comune di Acqui. La cabina primaria di distribuzione è presente in città, ma come territorio sarebbe opportuno allargare il ragionamento anche agli altri Comuni della zona e alla struttura ospedaliera di Acqui o alle case di riposo».
De Lorenzi e Giaccari, infine, interrogano il Comune anche sulla gestione degli impianti, dei conteggi e l’eventuale acquisizione di nuovi soci. «La proposta fatta dalla ditta prevede la costituzione di una fondazione di partecipazione, a ogni modo per la nascita di questa Cer avremmo preferito un procedimento più democratico. È una grossa occasione per la città, ma ora come ora non saremmo in grado di spiegare a un privato cittadino, nel caso ne avesse la possibilità, se potrà fare o meno parte di questa nuova Cer. A nostro avviso sarebbe stata auspicabile la creazione di una comunità energetica partendo dal basso, invece così non è stato».