Dottor AI
AI e mondo della salute: tante opportunità e qualche rischio
Qualche sera fa, intrappolato dall’Intelligenza Artificiale di Netflix nella forma prosaica delle infinite correlazioni di film e serie da guardare, ho optato per una scelta più semplice: rivedere un vecchio film con Alberto Sordi, la versione cinematografica del Malato Immaginario di Molière.
Intendiamoci: l’Intelligenza Artificiale da anni aiuta la ricerca scientifica e la medicina. Google da tempo offre ai medici oftalmologi un software con cui riconoscere, allo stadio iniziale, i sintomi di malattie alla retina perché possa essere prescritta una terapia efficace per tempo. ClinicalKey supporta i medici nella stesura dei referti e, a disposizione di tutti, ChatGPT o Google Gemini sono eccellenti per comprendere la calligrafia del nostro dottore.
Dottor Google
Occorre però considerare l’effetto “Dottor Google” che da anni è conosciuto e che rischia di ampliarsi nel momento in cui si diffondano piattaforme di AI Generativa come Glass.health che, indicati alcuni sintomi, individuano la diagnosi e propongono una terapia.
Senza il supporto di un professionista, è difficile interpretare i sintomi e comprendere i suggerimenti, soprattutto è impossibile individuare gli errori di questi modelli e della loro natura statistica. L’accesso a secoli di sapere accumulato, in una forma così semplice e intuitiva, non deve dunque ingannare: la conoscenza non è frutto solo della correlazione di concetti e parole, ma dell’esperienza personale e della condivisione di linguaggi non verbali. Anche per questo l’AI Act prevede la massima trasparenza nei confronti dei pazienti in caso d’uso in ambito medico.
Chissà che commedia meravigliosa avrebbe però scritto Molière se il Malato Immaginario avesse avuto a disposizione ChatGPT!