Concessioni termali: “Serve una legge su rilascio o rinnovo”
Entro febbraio la Regione verserà alla Provincia i fondi per lo studio dell’acquifero termale. Intanto occorre una norma sui permessi legati alle fonti
ACQUI TERME – Una mozione, quella presentata nell’ultima seduta del Consiglio Comunale a Palazzo Levi dal consigliere di minoranza Carlo De Lorenzi, che ha dato il “La” a un confronto aperto sugli scenari politico-normativi legati alle concessioni termali ad Acqui Terme.
«Con questa mozione – ha detto De Lorenzi – chiediamo che venga dato inizio prima possibile all’attività di studio finanziata dalla Regione (con un fondo di 150mila euro, ndr) e che il Comune faccia da soggetto coordinatore con gli altri enti per giungere a una più chiara definizione di ciò che dovrà essere fatto da maggio 2025 in poi, data in cui scadrà la concessione ‘Città di Acqui».
Gli incontri con Cirio
Il consigliere Luigi Gilardi, presidente della Commissione Terme, ha risposto ai temi sollevati da De Lorenzi con un resoconto di quanto emerso dagli incontri tra Comune e Regione negli ultimi mesi del 2023 e nella riunione di lunedì 29, convocata da Cirio su richiesta di Act Consumatori.
«Con i recenti confronti con l’amministrazione regionale si è chiarito un aspetto in particolare, ovvero che sulle modalità di rilascio o rinnovo delle concessioni esiste una sorta di “vacatio legis” sin dal ’94, cioè quando la Regione ha emesso la Legge sulla ricerca e coltivazione delle acque termali. Per ora l’unica certezza è che l’autorità che dovrà concedere o rinnovare le concessioni è la Provincia. Il problema, appunto, è che non esiste una legge regionale che categorizzi questo tipo di operazione».
Per colmare (finalmente) il vuoto normativo, Alberto Cirio ha dato incarico ai propri uffici «di stanziare 10mila euro alla Provincia per lo studio della norma relativa alle procedure di messa a bando o rinnovo delle concessioni. Questo provvedimento, da una parte, consentirà alla Regione di andare a legiferare in merito, e dall’altra all’ente provinciale di avere un riferimento normativo per operare in maniera corretta per il rilascio delle concessioni».
In sospeso ci sarebbero anche i 150mila euro stanziati dalla Regione per lo studio dell’acquifero termale. «Durante l’incontro di lunedì 29 – ha aggiunto Gilardi – il presidente Cirio ci ha riferito che il finanziamento sarà trasferito alla provincia entro fine la fine febbraio. Enrico Bussalino ci ha garantito che al momento del ‘trasfer’ verrà data immediata esecutività all’azione di ricerca».
La data di riapertura
Lo scorso 4 dicembre il Comune ha presentato una manifestazione di interesse per l’avvio di una domanda di permesso per lo sfruttamento delle acque termali ai sensi della legge n.25 del ’94. «Detto ciò – ha dichiarato il sindaco Rapetti durante la seduta consiliare – è chiaro che diventa difficile in questo momento per Provincia e Regione determinare cosa fare. Occorrerà attendere che venga emessa la norma che oggi non c’è».
La stagione termale prenderà il via lunedì 15 aprile e si interromperà il 30 giugno per la pausa estiva. Cure inalatorie e fanghi ricominceranno il 3 agosto, due settimane in anticipo rispetto al 2023. «Sicuramente – ha aggiunto il sindaco – tutto il tessuto economico acquese nel 2024 dovrà stringere ancora un po’ i denti, ma è chiaro che le prospettive acquesi muteranno seconda di come verrà gestita la scadenza a maggio 2025 della concessione ‘Città di Acqui’. Il primo obiettivo è spezzare il monopolio, il secondo non ricostituirne un altro. Qualcuno interessato alla ricerca delle fonti c’è già, ed è il Comune, in nome e per conto di chi vorrà investire».