Caritas Acqui: “Pranzo natalizio? Quest’anno no, Covid ancora presente”
Don Giovanni Falchero conferma che il difficile periodo post pandemico continua: "Registriamo un incremento delle persone che chiedono aiuti di vario tipo"
ACQUI TERME – Il tradizionale pranzo natalizio della Caritas acquese è ancora sospeso. Ha prevalso anche quest’anno il principio di precauzione per motivi sanitari: avrebbero partecipato molte persone fragili e molto anziane.
Il Covid non è più mortale, ma è ancora presente e molto contagioso. Un assembramento, seppur organizzato con tutte le buone intenzioni, sarebbe stato controproducente per la salute di molti. Non viene meno invece l’attività dei volontari, anche durante le feste. Anzi, il ricorso all’emporio e alla mensa sta aumentando sempre di più.
Spesa e spese
Don Giovanni Falchero conferma che il difficile periodo post pandemico continua, anche in una piccola realtà come Acqui Terme: «Registriamo un incremento degli utenti, soprattutto per le richieste all’accesso dell’emporio, per sostegno prolungato alle famiglie con beni di prima necessità, ma anche per chi chiede una mano sulle spese, aumentate di molto. Affitto o utenze, c’è chi non riesce a onorare le rate che aveva stipulato prima del Covid».
Le famiglie attualmente prese in carico dalla Caritas della città termale sono 270: «Una volta erano soprattutto persone senza fissa dimora, individui singoli, anziani o con fragilità anche psicologiche. Oggi assistiamo alla richiesta da parte di interi nuclei familiari, pure abbastanza giovani. Molti italiani», prosegue il referente della Caritas locale. La possibilità della mensa, da asporto, è sempre disponibile, dal lunedì al sabato. Mentre per chi si trovasse in situazioni di indigenza particolare e prolungata, dopo un’attenta analisi, può accedere all’emporio o ad altre forme di sussistenza.
Difficoltà a rientrare
Chi è uscito dal mondo del lavoro durante il lockdown, soprattutto nel terziario (lavori stagionali, camerieri, artigiani) oggi sta ancora faticando a trovare un lavoro stabile che possa sostentare la propria famiglia, fanno notare dal Centro di ascolto.
«In questi anni sono stati aiutati con il reddito di cittadinanza – spiega don Falchero – ma oggi è più dura, anche perché è rimasta quella mentalità assistenzialistica che ha spesso ridotto le loro capacità di provare e di rimettersi in gioco. Il Covid ha dato un colpo tremendo ai lavoratori più precari».
Alzheimer café
Ha invece ripreso con cadenza settimanale l’Alzheimer Cafè presso i locali della mensa. L’iniziativa attivata qualche anno fa vede impegnati i servizi sociali, le istituzioni e la Caritas diocesana in una duplice azione rivolta agli anziani affetti da demenza: socializzare e avere un luogo di incontro e svago – i numerosi volontari fanno ascoltare musica e propongono interazioni, nel limite delle singole capacità – ma anche un sostegno clinico per gli assistenti le persone affette dal morbo. È presente infatti uno psicologo a cui rivolgersi per informazioni su come trattare certe patologie o anche solo per un sostegno momentaneo, dal momento che l’assistenza può essere molto usurante.