Deposito scorie nucleari: il sindaco Roggero replica a Cunietti
"Non serve fare i primi della classe. Serve un'azione unitaria coordinata dalla Provincia, ne va del futuro delle prossime generazioni"
CASTELNUOVO BORMIDA – Nei giorni l’ex sindaco Mauro Cunietti ha “bacchettato” l’attuale amministrazione comunale per non aver, a suo dire, in questi anni attuato strumenti vincolati per contrastare l’ipotesi di un insediamento di scorie nucleari sul territorio di Castelnuovo Bormida, “come invece farà l’amministrazione sezzadiese, attuando una variante al Piano Regolatore che va proprio in questa direzione”, ha sottolineato Cunietti.
Il sito di Castelnuovo-Sezzadio, infatti, rientra tra i cinque della provincia giudicati idonei da Sogin e inseriti nella Cnai (Carta nazionale delle aree idonee). Ora arriva la replica della Giunta guidata da Giovanni Roggero, che risponde così all’ex sindaco: “Non serve che qualcuno tenti di fare il “primo della classe” solo con il tecnicismo, serve invece un’azione corale. È la dimensione comunitaria quella più efficace”, replicano dal Comune.
“L’amministrazione di Castelnuovo Bormida – si legge nella nota diramata – è attiva già da due anni insieme agli altri Comuni della provincia interessati, coordinandosi per dare una risposta unitaria con il supporto dall’amministrazione provinciale di Alessandria, che ha supervisionato tutte le attività. Il lavoro svolto dai vari tecnici incaricati ha evidenziato grandi criticità rispetto ai criteri di valutazione espressi dalla Sogin”.
Il sindaco Roggero chiede alla Provincia un ulteriore occasione di confronto: “Insieme ai colleghi sindaci del territorio chiediamo fortemente che non cali il dibattito. Chiederemo al Presidente della Provincia, all’Assessore Regionale e al Ministro di tenere desta l’attenzione e di programmare entro gennaio, subito dopo le feste natalizie, un ulteriore momento di riflessione generale territoriale, così da affrontare le varie sfaccettature di una problematica molto importante per tutti i cittadini. Una decisione che riguarderà i prossimi 300-400 anni del nostro pianeta, e quindi dei nostri pronipoti che abiteranno ancora le nostre terre”.