Il trifulau fotografato da McCurry: “La posa buona nata per caso”
L'acquese Lorenzo Tornato, presidente dell'associazione Liberi Tartufai Alessandria, racconta la sua esperienza da "modello" per il famoso fotoreporter americano
ACQUI TERME – È uno dei fotografi viventi più noti al mondo, forse quello più conosciuto in assoluto. Innumerevoli le immagini catturate dal suo obiettivo pubblicate in più di quarant’anni su riviste e magazine in ogni parte del pianeta. Una su tutte, l’iconico volto di Sharbat, la ragazzina afgana dallo sguardo magnetico e un po’ intimorito che nel 1985 finì sulla copertina di National Geographic.
Il volto di Lorenzo Tornato, ‘trifulau’ acquese presidente dell’associazione Liberi Tartufai Alessandria, probabilmente non diventerà mai celebre come quello di Sharbat, ma è innegabile che l’essere stato di ispirazione per l’arte di Steve McCurry è una soddisfazione di cui ben pochi possono “bearsi” in tutto il mondo.
Al fianco del proprio amico a quattro zampe
Il ritratto di Tornato e della sua compagna di cerca Tea è esposto insieme a quello di altri tredici fortunati al Mudet di Alba, il Museo del Tartufo inaugurato a ottobre scorso.
La mostra – realizzata ‘ad hoc’ per il museo stesso con il coordinamento e la collaborazione del Centro Nazionale Studi Tartufo e il contributo della Regione Piemonte – si intitola “Truffle hunters and their dogs” e tramite lo sguardo del famoso fotoreporter americano interpreta il rapporto tra i cercatori e i loro inseparabili amici a quattro zampe.
«È stata davvero un’esperienza indimenticabile, molto particolare », ammette emozionato Lorenzo Tornato. Location dello ‘shooting’, lo scorso settembre, una cascina di Barbaresco. «McCurry mi ha fotografato per circa un’ora, credo più di duecento scatti. Per me una cosa mai vista. Io non parlo bene inglese, ma i due assistenti italiani mi davano indicazioni ben precise per ogni minimo movimento. Osservandolo ho potuto capire come lavora un vero maestro della fotografia come lui».
“Fermo! Così è ok!”
Il cercatore acquese era accompagnato dalla sua amata Tea, «che purtroppo ci sta per lasciare per una grave malattia. Negli ultimi 12 anni si può dire che è stata la mia compagna di vita». Al dolore per quello che sarà un inevitabile addio, tuttavia, si unisce la consapevolezza di un legame che, anche grazie a questa esperienza, resterà per sempre indelebile.
Come capita ai veri divi (in questo caso dello scatto) McCurry si è fatto un po’ desiderare: «È arrivato con circa mezzora di ritardo perché stava facendo alcune foto in un vigneto della zona. Quella mattina ero un po’ stanco – spiega Tornato – così nell’attesa mi sono seduto, appoggiato al mio bastone da cerca». Una posa che ha subito catturato l’attenzione dell’occhio attento di McCurry: «Come è arrivato, mi ha guardato e ha detto: “Fermo! Così è ok!”. E ha iniziato a fotografarmi. Quella, poi, è stata la posa scelta per la fotografia che oggi è esposta al Mudet di Alba. Che tipo è? Direi molto schivo, abbastanza silenzioso. Con lui ho scambiato solo poche parole, anche perché l’inglese lo parlo poco e male, e lui credo altrettanto con l’italiano».
Un’esperienza di cui Lorenzo Tornato non ama far vanto: «Lo sanno in pochi, parenti e amici. Qualcuno di loro, appassionato di fotografia, quando ha saputo della mia giornata con Steve McCurry se l’è un po’ presa, perché avrebbe voluto accompagnarmi dal maestro…».