Come le persone leggono sul Web
Prendete una sedia. Una di quelle da ufficio, solide, ma con le rotelline. La definireste un oggetto usabile? Esatto, dipende. Se foste un bambino di un anno, avreste difficoltà a salirci. Ma se la sedia si trovasse su una scogliera, a picco sul mare, con il vento forte, voi stessi non la riterreste sicura. L’usabilità, cioè l’efficacia con cui un prodotto o un servizio comunica la sua funzione d’uso, non è un concetto assoluto, ma relativo.
Se la sedia poi non ha bisogno di un cartello che indichi dove appoggiare le nostre nobili terga, una porta è opportuno che riporti le indicazioni “spingere” e “tirare” per precisarne il verso d’apertura. Come si vede, l’usabilità non nasce con Internet, ma nell’ambito del design e dell’ergonomia dei manufatti. “La caffettiera del masochista” è un bel libro di Donald Norman che, come dice il titolo, mette in guardia dal creare caffettiere con il manico dalla parte del beccuccio, a meno che non si tragga un certo piacere dal versarsi sulle dita il caffè bollente.
Dagli esempi fatti, si capisce perché il concetto di usabilità è stato anche adottato nel mondo della Rete quando si è pensato a come progettare siti Internet, app e negozi online: le nozioni di usabilità e le conoscenze di architettura dell’informazione, user experience e interaction design sono diventate fondamentali con l’avvento dell’informazione online e soprattutto con la diffusione degli smartphone.
L’organizzazione dei percorsi di navigazione, la costruzione delle pagine, la predisposizione dei testi e degli elementi che sono contenuti partono da considerazioni di usabilità ed impongono di tenere conto di “come le persone leggono sul Web” (è il titolo di un articolo di Jacob Nielsen che oggi, in qualche caso, potrebbe destare una certa perplessità) ovvero in un ambiente retro-illuminato in cui l’occhio umano è attratto da “ancore visive” come grassetti, paragrafi, elenchi puntati e link che quindi possono essere usati per rendere più facile la fruizione del testo. Tra cookie banner e form da compilare, tra pop-up e homepage affastellate di informazioni, talvolta viene però da pensare che il titolo del libro di Norman, scritto nel 1988, sia stato pensato con uno sguardo malizioso alla Rete di oggi.