“Sarà un Brachetto di qualità. Siccità? Basta trattarla come emergenza”
L'enologo Antonio Massucco e il presidente del Consorzio di Tutela Paolo Ricagno fanno il punto della situazione sulla vendemmia del Brachetto
ACQUI TERME – “Rispetto allo scorso anno la vendemmia del Brachetto ha preso il via con qualche giorno di ritardo, ma posso dire che nonostante il clima tropicale delle ultime settimane la qualità dell’uva è davvero ottima”: lo dice Antonio Massucco, enologo dell’azienda Banfi Piemonte di Strevi, che ogni anno produce 500mila bottiglie di Brachetto Spumante, «che all’ 85% esportiamo all’estero, soprattutto negli Stati Uniti. In Italia? In minima parte, circa 20mila bottiglie».
La Banfi – che ha la propria sede legale a Montalcino – raccoglie e vinifica le uve Brachetto in arrivo dai vigneti dei comuni dell’Acquese e di quelli sul confine astigiano: “Pur con il gran caldo degli ultimi giorni per fortuna l’acidità non he ha risentito. Gli acini sono sani, anche se effettivamente di dimensioni ridotte rispetto alle annate precedenti. Segno della scarsità di acqua ricevuta. Il mosto, a ogni modo, è particolarmente profumato. L’abbassamento delle temperature dei prossimi giorni, tra l’altro, non potrà che portare benefici ai grappoli ancora da raccogliere: 30° di giorno e 15 di notte, è il clima ideale”.
Il futuro è la vendemmia meccanizzata?
Per le uve Brachetto, quindi, un’annata senza dubbio ottima del punto di vista qualitativo, come d’altronde conferma anche Paolo Ricagno, presidente del Consorzio Tutela Vini d’Acqui: “Come hanno constatato vignaioli e tecnici i grappoli sono buoni anche se i volumi, data la siccità, saranno inferiori alla media. Faremo ancora grandi vini, ma questo non deve distogliere l’attenzione di tutti da un progetto di resistenza, resilienza e di profonda ristrutturazione del vigneto Piemonte di cui il Brachetto è parte integrante”.
Ricagno pone poi l’accento sull’annoso problema della manodopera: “Ormai quasi inevitabilmente ci si sta spingendo verso una sempre più ampia meccanizzazione della vendemmia, anche a causa del clima. È una scelta inevitabile. Oggi, come accade ormai da qualche anno, è difficile trovare manodopera qualificata. Non ci si può affidare, come avveniva fino ad alcuni anni fa, ai lavoratori dell’Est Europa o di altri parti del mondo. Ecco che la meccanizzazione della raccolta, oramai possibile su quasi tutti i terreni e le pendenze, deve essere considerata seriamente da tutti: vignaioli, organizzazioni di categorie, Consorzi e Istituzioni”.
Infine, c’è il tema della siccità: “Se ne parla da tanti, troppi anni e nulla di davvero concreto è ancora stato fatto. Non possiamo continuare a trattarla come un’emergenza, serve una progettazione seria e futuribile”.