Estate in arrivo…ricordiamoci di bere prima di avvertire la sete!
Come tutti sappiamo, il corpo umano è composto in gran parte da acqua, circa il 60%, con percentuale variabile a seconda dell’età. Un bambino e una persona giovane ne sono più ricchi, mentre nell’anziano si scende a ...
Come tutti sappiamo, il corpo umano è composto in gran parte da acqua, circa il 60%, con percentuale variabile a seconda dell’età. Un bambino e una persona giovane ne sono più ricchi, mentre nell’anziano si scende a valori inferiori (circa il 40-50%). L’acqua è un nutriente e, in particolare, è quello che assumiamo in quantità maggiori, circa 1,5-2 litri al giorno e quello che ha un maggior scambio nell’organismo. Assumiamo acqua con cibo e bevande e perdiamo acqua con il sudore, la traspirazione attraverso la cute, le mucose e la respirazione, con le feci e, ovviamente, in massima parte, con le urine.
Fisiologicamente parlando, l’acqua ha per l’organismo un’importanza vitale, perché è un ottimo solvente di tutte le sostanze che circolano nel sangue, facilitandone il trasporto, consente lo svolgimento di reazioni metaboliche, regola la temperatura corporea, ha un potere detossificante e lubrifica. Non a caso, se è vero che possiamo astenerci da mangiare anche per molti giorni di fila, questo non è altrettanto vero per il bere: non reintegrare l’acqua che perdiamo porta a morte in brevissimo tempo.
Il corretto bilancio idrico dell’organismo dipende, dunque, dal mantenimento dell’equilibrio tra la quantità di acqua in entrata e quella in uscita. Come fa l’organismo a controllare in maniera precisa e puntuale questo equilibrio?
La centralina di regolazione è localizzata in una specifica area del nostro cervello, che prende il nome di ipotalamo, una sorta di hub che recepisce informazioni dalla periferia sullo stato dell’organismo e mette in atto, se necessarie, azioni compensatorie. Nel caso specifico del bilancio idrico l’ipotalamo monitora l’osmolarità del sangue, vale a dire il corretto volume di acqua necessario a mantenere in soluzione un certo numero di particelle, grazie a neuroni specializzati che prendono il nome di osmocettori.
Questi possono raggrinzirsi o rigonfiarsi di acqua a seconda che si vengano a trovare in un ambiente iper o ipotonico. In base a questo l’ipotalamo agisce su due fronti: da un lato regola il senso di sete e dall’altro regola la produzione renale di urina. Quando la perdita di acqua supera lo 0,5%, o perché si riduce il volume di sangue o perché introduciamo una quantità eccessiva di sale, insorge la necessità di bere. Nel caso specifico si parla di sete ipovolemica se il problema è una perdita di volume ematico, mentre si parla di sete osmotica se l’eccesso di sale nel sangue richiama acqua fuori dalle cellule.
In entrambi i casi questo stimolo deve essere prontamente assecondato, perché indica uno stato deficitario dell’organismo e l’alterazione di parametri fisiologici. D’altra parte, lo stato di deficit di acqua induce la produzione da parte dell’ipotalamo e il rilascio in circolo da parte della neuroipofisi, di un ormone chiamato antidiuretico (ADH) che, come dice il nome, limita la produzione di urine. La conseguenza sarà l’escrezione di un basso volume di urine concentrate, che appaiono scure o anche molto scure.
La carenza di acqua può esitare in gravi conseguenze. Una diminuzione dell’acqua totale corporea del 2% del peso corporeo è già in grado di alterare la termoregolazione e influire negativamente sul volume plasmatico, rendendo il sangue più viscoso e limitando l’attività e le capacità fisiche del soggetto. Come conseguenza, il cuore si affatica e può insorgere un collasso cardiocircolatorio. Una diminuzione del 5% provoca crampi e una diminuzione del 7% può causare allucinazioni e perdita di coscienza. Perdite vicine al 20% risultano incompatibili con la vita.
Ecco perché il nostro organismo monitora così attentamente i volumi idrici ed è fondamentale, appena si avverte un minimo senso di sete, bere abbondantemente, perché la sete indica già che si sono messi in atto meccanismi di compensazione perché l’organismo ha perso la sua omeostasi. In estate quindi, con il caldo, quando la sudorazione e la traspirazione aumentano, beviamo abbondantemente PRIMA di avere sete per mantenere l’organismo correttamente idratato e non rischiare di incorrere in fastidiose, se non pericolose conseguenze.
Attenzione però: anche l’eccesso acuto di acqua non va bene, perché diluisce troppo il sangue, limita le reazioni metaboliche del processo digestivo e, aumentando la volemia, può portare ad aumenti di pressione. È corretto quindi bere sistematicamente nell’arco della giornata frazionando l’approvvigionamento.
Beviamo acqua, infusi e tisane senza caffeina e teina, centrifugati e spremute senza zucchero, limitando al massimo tè e caffè, vino, birra e bibite zuccherate che aumenterebbero troppo l’introito calorico. I superalcolici, almeno in estate, andrebbero completamente aboliti, sia per il loro potere calorico, sia perché, essendo vasodilatanti, riducono la pressione sanguigna e, inibendo la produzione di ADH, risultano sostanze disidratanti.