Cinque amici cassinesi insieme a spalare fango in Romagna
Marco, Matteo, Matteo, Francesco e Lorenzo sono partiti per Faenza: «Un’esperienza umanamente intensa"
CASSINE – “È stata un’esperienza formativa”: Marco Sardella lo ripete più volte mentre con un po’ di emozione racconta i due giorni passati a Faenza a liberare strade e cantine dal fango e da tutto ciò che la furia delle acque ha portato via con sé.
Già dalle prime immagini trasmesse in tv qualcosa dentro Marco si accende: prima ne parla con Matteo, compagno di squadra nel Cassine Calcio, come lui attivo nella Pro Loco del paese, poi ad altri tre amici, l’altro Matteo, Francesco e Lorenzo. Tutti poco più che ventenni. Ci si confronta, si riflette sul da farsi. Marco ha un contatto a Faenza, Alessandro, amico di famiglia: “Quando gli ho riferito quello a cui stavamo pensando ci ha subito spronati a partire. Là c’è bisogno di braccia. Così abbiamo deciso di partire…”.
Due intensi giorni di lavoro
I cinque amici partono da Cassine nella notte di giovedì 1: “Abbiamo dovuto attendere il ponte del 2 giugno perché lavoriamo tutti. Venerdì mattina eravamo già al lavoro. Appena arrivati ci siamo subito resi conto che anche a Faenza la situazione è peggiore di quanto avessimo immaginato”. Ma non c’è tempo da perdere. Alessandro, il contatto “in loco”, fa un po’ da coordinatore, e chiede ai cinque piemontesi di mettersi al lavoro per iniziare a liberare da fango e materiali vari gli scantinati di due abitazioni. Una delle due appartiene a un signore che realizza sculture in ceramica. “In cantina era tutto completamente allagato. Quando abbiamo aperto la porta, l’impatto è stato forte. Molte opere sono andate perse, ma tante altre siamo riusciti a recuperarle”.
“Tanti i giovani come noi”
I faentini si dimostrano subito molto accoglienti. “Con noi sono stati tutti squisiti. Nonostante la drammatica situazione, abbiamo visto anche tanti sorrisi. Dal punto di vista umano è stata un’esperienza davvero intensa”. Sono tante le ragazze e i ragazzi che un po’ da tutta Italia sono giunti nei territori alluvionati per dare una mano con badili in mano e stivali ai piedi. “Qualche anziano – osserva Marco – ci ha anche confessato che ha dovuto ricredersi su noi giovani”. Qualcuno si rende anche conto che la solidarietà, a volte, è più facile trovarla tra sconosciuti venuti da lontano: “Una donna ci ha confidato che pensava di avere tanti amici, eppure nessuno di loro si è fatto avanti per darle una mano». Sabato notte i cinque amici sono quindi ripartiti alla volta di Cassine.
“È stata davvero un’esperienza formativa – torna a ripetere Marco – che probabilmente ha unito ancora di più anche noi cinque. Pur sperando che disastri simili non accadano più, se mai dovesse essercene di nuovo bisogno sono certo che nessuno di noi esiterebbe a rifare la stessa cosa“.