Le bandiere dell’allusione
Nei mesi della pandemia, molti avranno notato che, ad esempio, la parola “vaccino” veniva scritta con le ‘x’ al posto delle ‘c’ o con termini allusivi, chiari per i lettori, soprattutto all’interno di comunità specifiche, ma evidentemente capaci di indossare una maschera nei confronti degli algoritmi che sui social media il cui ruolo è penalizzare la visibilità di un contenuto o bloccarlo a seconda della delicatezza dell’argomento.
Quando i giovani hanno iniziato a parlare sui social di salute mentale, nei momenti più bui del lockdown, lo hanno fatto utilizzando l’espressione “diventare unalive” per continuare a discutere di suicidio al riparo degli algoritmi e di questo fenomeno il Washington Post ha mostrato dati incontrovertibili proprio a partire dall’ampiezza delle discussioni sotterranee ed allusive che avevano iniziato a crescere su TikTok. La sua rilevanza e urgenza ha travalicato negli Stati Uniti il mondo dei social ed è diventato un tema centrale nel dibattito pubblico.
Nel mondo dell’adult, le sex worker si riferiscono a se stesse come “contabili” e usano l’emoji della pannocchia (“corn”) al posto della parola porno (“porn”). Per continuare questo ragionando e correndo il rischio di sentirsi veramente boomer, oggi Instagram e TikTok sono pieni di video in cui proliferano termini come S3ss0, H3zb0lla, corn, mascara: tutte espressioni che fanno riferimento a una lingua, chiamata “Algospeak”, costituita da termini pensati per aggirare la censura e i filtri delle piattaforme e forse capaci di costituire perni di discussioni fra membri di comunità che hanno nelle piattaforme digitali ambienti di discussione, luoghi di riconoscimento della propria identità. Intercettarli e comprenderli permette di fare luce su fenomeni di cui è importante avere consapevolezza, talvolta anche per affrontarne i problemi che nascondono.
Su tutt’altro fronte, da quando è iniziata l’invasione in Ucraina, su TikTok e YouTube l’emoji del girasole ha cominciato ad essere usato per indicare il Paese e chissà quali nuovi termini strani stanno rappresentando nuovi simboli di attivismo, confronto, passione civile in contesti in cui i social media rappresentano, nonostante le forme di censura, i luoghi della partecipazione. Anche così nascono le bandiere.
L’utilizzo di termini sensibili non è l’unico fattore che può portare a un blocco o ad una penalizzazione. Fra le altre cause vi sono le seguenti azioni:
- violare le linee guida delle diverse piattaforme social;
- pubblicare contenuti inappropriati, violenti, sessisti, razzisti;
- divulgare fake news;
- utilizzare bot per aumentare like e followers;
- fare spam o compiere troppe azioni come like e commenti in un breve arco di tempo;
- servirsi di hashtag vietati o “spammosi” come #likeforlike #followme #followup.