Verso l’Oscar 2023: “Gli spiriti dell’isola”
1923, a Inisherin, brulla e semideserta isola al largo della costa irlandese, gli abitanti che guardano di fronte a loro la vasta distesa del mare che li separa dalla terraferma sanno che non c’è nulla da aspettare, che Godot non arriverà mai.
Inisherin è un mondo chiuso e refrattario a ogni cambiamento, dove le parole sono rade, gli animi induriti dagli scarsi contatti con il continente, cesellati da quel vento che trasporta gli echi lontani della guerra civile, il suono della campana che batte le ore, i rumori degli animali al pascolo, e poco altro.
Non per niente a Inisherin si ha fame di notizie nuove (vedi la proprietaria dell’unico spaccio di alimentari), al pub si rischia di bere e di fare musica sino a sfinirsi e le passioni represse prendono il sopravvento all’interno delle case di pietra e sabbia (vedi il poliziotto padre di Dominic, semplice e abusato ragazzo del villaggio), arrivando a deflagrare dentro un silenzio assordante.
Così, anche la vita pacifica di Pádraic (un Colin Farrell distante anni luce dall’immagine patinata e vincente di “Alexander” di Oliver Stone, 2004), allevatore di bestiame, si incupisce e avviluppa su sé stesso quando, senza alcun motivo apparente, l’amico del cuore Colman (Brendan Gleeson, sempre a suo agio nelle vesti del gigante dal carattere irto ma fondamentalmente buono) lo allontana bruscamente da sé con l’accusa di risultare noioso, confessandogli candidamente di voler dedicare il tempo che gli rimane alla composizione di sonate per violino.
«È lì – citando i celebri versi pasoliniani – che si dissolve e si mutila il presente e assorda il canto degli aedi».*
È lì, in quella lingua di terra battuta dalle correnti che batte il conradiano cuore di tenebra di pochi uomini (e donne, come la figura gentile e dolorosa insieme di Siobhán, la sorella di Pádraic), assurti a emblema dell’umanità intera.
“Gli spiriti dell’isola” – con la sua candidatura a nove premi Oscar, il tributo della Coppa Volpi come miglior attore a Colin Farrell e il primato ai botteghini italiani nel primo weekend di presenza in sala – è un’opera grottesca e nera sul cuore altrettanto brumoso dell’uomo, sulle sue incoerenze, sull’assurdità che accompagna il cammino umano nel mondo, di fronte alla quale ogni tentativo di ribellione è inutile, così come non serve nascondersi o cambiare strada se sul proprio cammino si incontra una vecchia ‘strega’ e profetessa di sventure (a cui fa riferimento il titolo originale, “The Banshees of Inisherin”).
Il cinema dell’irlandese McDonagh è fatto di personaggi inconsueti, disposti a uscire fuori dalle solite traiettorie, anche a costo della pubblica riprovazione e dell’andare incontro a inimmaginabili conseguenze (Colman, ma anche la Mildred di “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, 2017), oppure a non rassegnarsi di fronte all’inevitabile (Pádraic).
Sotto questo aspetto, gentilezza (Pádraic accusa Colman di non essere più una persona gentile, o forse di non esserlo mai stato), e vendetta riescono a coesistere nel cuore di un unico individuo, come rovesci della medesima medaglia, elementi antitetici ma tremendamente reali. Sono sentimenti comuni forse soltanto l’attenzione e la sensibilità verso quel mondo animale (l’asinella di Pádraic, il cane di Colman), autentica incarnazione dello spirito della natura, che funge allo stesso tempo da garante della sopravvivenza dell’uomo e suo silente, fedele compagno di una vita rarefatta e solitaria.
Colin Farrell e Brendan Gleeson, che avevano già lavorato insieme sul set del film di McDonagh “In Bruges – La coscienza dell’assassino” (2008), si sono detti entusiasti della nuova occasione: «Brandon mi mancava tantissimo, volevo tornare su un set in Irlanda con lui, era un mio sogno», ha dichiarato Farrell, a cui hanno fatto eco le parole del collega: «Lo desideravo tanto e abbiamo avuto la possibilità di farlo. È stato dal punto di vista personale e creativo un momento straordinario, è stato un amore crescente».
Approfondendo il filone narrativo principale del film, Gleeson ha aggiunto: «Quando si chiude qualcosa e tu sei quello che viene mollato è dura, non c’è un modo giusto per farlo. Ho preso queste mie convinzioni per girare il film. L’amicizia maschile è per me qualcosa di valore, riassestarsi nella relazione di chiunque è una cosa sempre possibile».**
* “Proiezione al ‘Nuovo’ di ‘Roma città aperta’, da “La religione del mio tempo” (1961)
**www.cinemaserietv.it – 5/09/2022
“Gli spiriti dell’isola” (The Banshees of Inisherin)
Origine: Irlanda, Gran Bretagna, Stati Uniti, 2022, 114’
Regia: Martin McDonagh
Sceneggiatura: Martin McDonagh
Fotografia: Ben Davis
Montaggio: Mikkel E.G. Nielsen
Musica: Carter Burwell
Cast: Colin Farrell, Brendan Gleeson, Kerry Condon, Barry Keoghan, Gary Lydon, Pat Shortt, Sheila Flitton, Bríd Ní Neachtain, Jon Kenny
Produzione: Blueprint Pictures, Searchlight Pictures, Film 4, MSG Entertainment
Distribuzione: Walt Disney