“Anche nell’Acquese la violenza sulle donne è una realtà”
Nel 2018 il comitato termale della Croce Rossa ha attivato il servizio di ascolto ?La Fenice?
ACQUI TERME – «Il nostro è un servizio di accompagnamento che indica alle donne vittime di violenza il percorso da seguire per prendere coscienza della propria condizione e chiedere aiuto».
Da marzo 2018 è attivo ad Acqui Terme lo sportello antiviolenza ‘La Fenice’ della locale Croce Rossa, la responsabile è la dottoressa Antonella Giannone. «In Pronto Soccorso mi occupo della cura e dell’assistenza nei casi di “codice rosa”. Negli ultimi due anni gli accessi di questi tipo sono diminuiti, ma pensiamo che ciò sia dovuto alle dinamiche sanitarie pandemiche».
Anche lo sportello ha dovuto adeguare la propria attività alle restrizioni imposte dal Covid: «Da marzo 2020 il servizio non si è mai fermato – spiega la Giannone – ma ora lo sportello è attivo h24 solo in modalità telefonica (ma nei primi mesi del 2023 verrà aperto un nuovo sportello di territorio nella sede della Croce Rossa in via Trucco, ndr), con colloquio su appuntamento». Coloro che si rivolgono a ‘La Fenice’ vengono poi orientate verso il passo successivo, «ovvero la richiesta di aiuto alle operatrici del centro antiviolenza Me.dea oppure alle assistenti sociali di Asca, con cui collaboriamo in stretta sinergia. Tuttavia in non pochi casi le maltrattate non arrivano fino a questo punto perché, per motivi diversi e spesso per paura, decidono di tutelare il proprio compagno. Preciso che non parliamo solo di violenze fisiche, ma anche di vessazioni di natura psicologica».
“Ogni caso è una storia a sé”
Nel 2022 sono state più di 160 le richieste di aiuto accolte da tutta la provincia da me.dea Onlus. «Dal 2018 a oggi – sottolinea la dottoressa Giannone – il nostro sportello registra ogni anno dalle 20 alle 25 chiamate». L’Acquese, insomma, è un territorio dove la violenza sulle donne è una realtà effettiva, «e un’emergenza che anche con l’aiuto delle istituzioni e delle Forze dell’ordine dobbiamo continuare a contrastare».
Ogni caso è una storia a sé, «e non esiste un “modus operandi”, si interagisce a seconda delle varie situazioni». Per “alzare la testa” e decidere di dire finalmente ‘no’ ai mariti-padroni spesso servono anni, ma la forza di reagire può arrivare in ogni momento: «Uno degli ultimi casi riguarda una signora che dopo 30 anni di maltrattamenti ha deciso di rivolgersi a‘La Fenice’. Ora è libera, ha lasciato il compagno e me.dea Onlus la sta accompagnando nel suo nuovo percorso di vita».