Rincari sui buoni mensa: la differenza potrebbe pagarla il Comune
Il vice sindaco Lelli: "Stiamo pensando di accollarci la spesa"
ACQUI TERME – Da settembre un po’ in tutta Italia le rette settimanali per il servizio mensa stanno facendo registrare rincari più o meno preventivabili. Non fa eccezione Acqui Terme, dove su ogni buono pasto andrà a ricadere un aumento di 30 centesimi (in media ogni pasto ha un costo di 4,50 euro).
«In base agli adeguamenti Istat – spiega il vice sindaco Alessandro Lelli –la ditta appaltatrice che rifornisce gli istituti scolastici acquesi dovrà applicare un aumento del 7% circa». Tradotto in soldoni, si tratterebbe di un incremento annuale che, calcolato su una media di 3 ipotetici pasti settimanali, equivarrebbe su per giù a 50 euro l’anno per ogni alunno. L’intenzione dell’amministrazione termale, però, è quella di accollarsi l’onere aggiuntivo senza farlo quindi ricadere sulle tasche di mamme e papà. «Anche se non parliamo di un aumento per così dire spropositato, tuttavia per alcune famiglie può trattarsi di una cifra non indifferente. È per questo motivo che stiamo cercando di capire se, conti alla mano, si tratta di una spesa che possiamo mettere a bilancio».
Al momento, quindi, non c’è ancora nulla di certo, «diciamo però che siamo molto fiduciosi riguardo al fatto che tale possibilità possa andare a buon fine». Per il Comune l’onere di spesa relativo all’aumento dei buoni mensa andrebbe a tradursi nell’ordine di circa 30mila euro annui, «a ogni modo – aggiunge Lelli – tengo a chiarire che al momento sui buoni pasto non è stato ancora applicato alcun costo aggiuntivo».