Oltre al POS c’è di più
Se avete una seconda casa a Santa Monica, in California, potete farvi recapitare la spesa dai robot di Robomart e non occorre andare così lontano per ricevere una cena cucinata in “dark kitchen”, ristoranti che non hanno tavoli o camerieri, ma solo fornelli e rider e ci auguriamo che i soldi risparmiati dal fatto di non avere affitti in centro, siano poi spesi per remunerare adeguatamente i propri collaboratori.
Senza pensare ai negozi senza casse – ma con tante videocamere – di Amazon, sarà capitato a molti di andare in vacanza a Berlino ed entrare in un punto vendita, su strada, di Zalando. O di vedere pubblicità che, la scorsa estate, hanno promosso la diffusione di metodi di pagamento in negozio con gli smartphone come Satispay e con POS come quello messo a disposizione dei commercianti da Shopify, uno dei più diffusi software per la creazione e la gestione di siti e-commerce e vetrine sui social media. Ritirare e pagare sul punto vendita un prodotto o un servizio di cui si è verificata la disponibilità online potrà forse permettere di chiudere il cerchio fra le attività che un esercizio commerciale può sviluppare in Rete, anche nell’ambito di e-commerce di prossimità, e il pagamento sul punto vendita.
Il piacere di fare un giro fra le bancarelle del mercato – il mio preferito, il sabato a San Salvatore – si sposa oggi infatti con la possibilità, se si lavora in luoghi pieni di uffici come Assago, di uscire e fare un giro per pranzo, nelle cucine di mezzo mondo grazie ai camioncini dello street food che si radunano dalle 12 alle 14. Se poi siete volete farvi ospitare a casa di un privato per gustare la cucina casalinga e i vostri amici come cuochi non sono granchè, ci sono Gnammo o le Cesarine, gli Airbnb della gastronomia regionale.
Ce n’è per tutti i gusti: è la Rete, bellezza.
La recente obbligatorietà dei POS ha suscitato tante polemiche, fra malfunzionamenti sospetti e commissioni elevate, ma ha al contempo visto l’introduzione degli “smart POS” connessi online. Gli “smart POS” come quello introdotto di recente sul mercato da Shopify ad esempio non hanno solo il compito di rendere possibile il pagamento di un prodotto o di un servizio scoperto e scelto online, ma permettono ad esempio di pagare sul punto vendita un bene di cui, in negozio, non vi è, al momento della visita, disponibilità ricorrendo per tale opportunità al controllo online e, in tal modo, rendendo possibile la remunerazione del ruolo svolto in questo percorso d’acquisto dall’esercizio commerciale sul territorio. La tanto ricercata omni-canalità, finora appannaggio prevalentemente dei grandi retailer, può dunque essere praticata da aziende che non abbiano punti di vendita propri, ma collaborino con rivenditori partner nell’ambito di una strategia e-commerce con codici di affiliazione per loro.
Il pagamento in negozio può rappresentare non solo un modo per rendere più efficiente l’uso da parte degli esercizi commerciali degli strumenti offerti dai social media e dal marketing digitale, ma anche un fattore di collaborazione proficua fra produttori (o distributori) e punti vendita sia a vantaggio della sostenibilità di questi ultimi di fronte al diffondersi della consuetudine di acquistare online, sia a supporto della sostenibilità ambientale dell’e-commerce che vede nella consegna a domicilio e nella crescita dei resi fattori di incerta tenuta del sistema: l’efficienza permessa dall’introduzione degli smart POS rimette al centro l’esperienza in-store e contribuisce a salvaguardare il ruolo dei negozi, luci che non debbono spegnersi nelle nostre città.