Il Cinema Ritrovato fra passato e futuro
Torna in presenza, proprio in questi giorni, il festival nato nel 1986
POLVERE DI STELLE – La 36esima edizione del Festival Il Cinema Ritrovato, manifestazione strettamente collegata all’attività di recupero e conservazione dei film del passato ad opera della Cineteca di Bologna, è tornata in presenza dal 25 giugno scorso sino al 3 luglio, con la proposta di 397 film in 9 giorni e il coinvolgimento di ben 7 sale cittadine.
I numeri di questo rinnovato appuntamento con la cinefilia d’autore sono davvero importanti, e testimoniano la ferma volontà da parte dello staff organizzativo di riportare il pubblico in sala o nelle piazze, con proposte di altissima qualità.
Il Festival – nato nel 1986 da una costola della Mostra Internazionale del Cinema Libero di Porretta Terme, a sua volta fondato nel 1959 dalla lungimiranza di Gian Paolo Testa, più tardi in collaborazione con Vittorio Boarini – ha salutato l’inaugurazione ufficiale il 25 giugno con la presenza di Stefania Sandrelli, protagonista insieme a Dominique Sanda e al compianto Jean-Louis Trintignant de “Il conformista” (1970) di Bernardo Bertolucci, proiettato in Piazza Maggiore in versione restaurata.
Numerosi gli ospiti internazionali, autentici nomi di culto dell’universo cinematografico: da John Landis, l’autore di “Animal House” e “The Blues Brothers” (1980), ospite il primo luglio per ripercorrere insieme al pubblico la sua lunga carriera, il 3 luglio per la proiezione del cult con John Belushi e Dan Aykroid, il 5 per “Una poltrona per due” (1983) e il 7 per “Tutto in una notte” (1985); a Wes Anderson, l’autore di “The French Dispatch” (2021) e “Gran Budapest Hotel” (2014), in Piazza Maggiore il 4 luglio per presentare “L’ultimo spettacolo – The Last Picture Show” (1971) di Peter Bogdanovich, in versione restaurata.
Tra gli altri ospiti illustri del Cinema Ritrovato troviamo anche Walter Hill, regista de “I guerrieri della notte”, il direttore del Festival di Cannes Thierry Frémaux (per la presentazione del restaurato “Dans la nuit” di Charles Vanel e – per quanto concerne il nostro cinema – Gianni Amelio (al centro di una ‘Lezione di cinema’ nel corso della prima giornata di Festival), Umberto Orsini (per i restauri di “Ludwig” – 1973 – di Luchino Visconti) e “Tony Arzenta” (1973) di Duccio Arzenta, Alice Rohrwacher (per l’anteprima del suo nuovo film “Le pupille”) e Gabriele Mainetti (per la presentazione-omaggio del “Nosferatu” di F.W. Murnau, capolavoro dell’espressionismo tedesco uscito in sala per la prima volta nel marzo del 1922.
A proposito – fa notare Emanuela Martini su “Film Tv” del 21/06/2022, citando Siegbert S. Prawer ne “I figli del dottor Caligari” (1980) – : «Ogni volta che incontriamo carrozze senza cocchiere, o guidate da un mostro, che corrono a precipizio o con un’accelerazione anormale, porte che si aprono da sole, sinistri roditori che accompagnano un mostro dalla forma più umana, mostri fotografati dal basso, in modo che ci torreggino sopra mentre protendono le mani artigliate, improvvise intrusioni di negativi, tagli a sorpresa da un timido investigatore a una grottesca visione d’orrore, allora, che lo sappiamo o no, veniamo riportati al mondo del “Nosferatu” di Murnau».
Il 1922 è stato un anno d’eccezione, sia per il cinema che per la letteratura: oltre a “Nosferatu” hanno fatto la loro comparsa sugli schermi altri due capolavori assoluti, “Nanook of the North”, documentario di Robert Flaherty, e “Femmine folli” (Foolish Wives), primo kolossal del regista austriaco emigrato negli States Erich von Stroheim, autore ‘scandaloso’ e controcorrente.
Il critico cinematografico Dave Kehr ricorda che “Femmine folli” venne pubblicizzato come ‘il primo da un milione di dollari’: il budget era aggiornato una volta alla settimana su un tabellone di Times Square e Stroheim consegnò una prima versione del film di circa trentuno bobine, con l’impegno di ridurle a dieci.
Nel nutrito carnet delle rassegne proposte dal Festival – tra memoria storica e invenzione fantastica – segnaliamo, in particolare, “L’ultima risata. Commedie musicali tedesche 1930-1932”, sguardo nostalgico ma variegato sul mondo perduto delle commedie musicali tedesche derivate dagli spettacoli di cabaret e dei teatri di varietà berlinesi, cancellato nella sua libertà di costumi e di espressione dall’avvento del nazismo.
La rassegna “Dite la verità!” è dedicata, invece, alla produzione cinematografica jugoslava, quasi del tutto caduta nell’oblio dopo la dissoluzione della compagine statale in vigore dal 1918 al 2003 , mentre una pellicola interessante – testimonianza tangibile della fucina creativa incarnata nei primi anni Sessanta da un’altra nazione oggi scomparsa, la Cecoslovacchia, e proposta dal Cinema Ritrovato – è “Un giorno, un gatto” (Až přijde kocour, 1963) di Vojtěch Jasný, con protagonista una gatta con gli occhiali dai magici poteri. Il film si qualifica come un atto di denuncia contro il regime comunista e qualsiasi forma di repressione.
Tra i molteplici restauri di grandi film presentati al Festival non si può evitare di citare quello piuttosto complesso, a cura della Cineteca Nazionale, di “Nostalghia” (1983) del maestro russo Andrej Tarkovskij, prima sua opera girata fuori dalla Russia; così come quello di “Ludwig” (1973) di Luchino Visconti, straordinario e tragico racconto intorno alla figura del principe ottocentesco Ludwig II di Baviera, censurato e ricostruito nella sua versione originaria dai collaboratori di Visconti soltanto dopo la sua morte.
Approda sugli schermi del Cinema Ritrovato in una versione restaurata anche “Il gigante” (Giant, 1956) di George Stevens, enorme classico del cinema hollywoodiano degli anni Cinquanta con i divi Elizabeth Taylor, Rock Hudson e James Dean: drammatica saga e affresco familiare, dal respiro epico.
Per quanto riguarda il cinema fatto dalle donne, per valorizzare importanti figure di produttrici e attrici dell’epoca del muto (come, ad esempio, Alla Nazimova con il suo “Salomé”, 1922-23; o di grandi registe come Germaine Dulac – “Antoinette Sabrier”, 1927), il Cinema Ritrovato mette in campo la sezione “Super8, 9,5mm & 16mm – Piccolo grande passo”, che comprende anche opere sino agli anni Duemila realizzate da registe tedesche e raccolte da Annette Brauerhoch per l’Università di Paderborn.
Il Festival intende, poi, festeggiare due importanti centenari cinematografici: quello di Francesco Rosi, con il restauro di “C’era una volta…” (1967) e “Carmen” (1984); e quello di Pier Paolo Pasolini, con la distribuzione nelle sale nazionali di 13 suoi film e una ricca mostra dedicata.