I [love] Monferrato, il turismo ai tempi dei social
In pochi anni, le Panchine Giganti sono diventate un tratto caratteristico del nostro Monferrato e vi confesso che la mia preferita, quella fra Frescondino e San Salvatore, rappresenta sempre un pit-stop nelle mie camminate perchè, soprattutto con il fresco del mattino, è una finestra aperta sulla pianura di Alessandria, un terrazzo sulle Alpi, un balcone adornato della corona di castelli aggrappati alle colline.
Ogniqualvolta si annuncia l’installazione di una nuova “Big Bench” leggo però nei diversi Gruppi Facebook opinioni contrarie a questo progetto come se le panchine fossero un intervento superfluo ed inadatto a valorizzare un paesaggio che di per se è già tale da doverci fare ringraziare ogni giorno per vivere al suo cospetto.
Ogni pensiero è ovviamente legittimo. Si sa però che, con il passare degli anni, cambia il linguaggio e non possiamo che rispettarne il cambiamento pur auspicando che, se Giacomo Leopardi fosse nato ai nostri tempi, avrebbe continuato a comporre l’Infinito anziché scrivere “I [love] Recanati”. Se cambia il linguaggio allora deve cambiare anche il racconto e, si parva licet, la scoperta del territorio attraverso la mappa delle Panchine Giganti è un’occasione per scoprire nuovi borghi, ammirare nuove vedute. Persino per collegare il Monferrato ad altre colline, come quelle orobiche, che hanno cominciato ad ospitare questi stessi curiosi momenti di sosta. Rendere un luogo “instagrammabile” permette di avvicinarlo alle nuove generazioni e non sostituisce altre forme di racconto, storiche o culturali, ma le valorizza e le rafforza.
Il racconto quotidiano – sui social media, ma anche sui media tradizionali – delle vite degli influencer ci ha ormai convinto che su Internet ci siano persone più influenti di altre, ma di certo più influenti di tutti sono i nostri amici. Ecco perché, per promuovere un territorio, non è necessario – e in ogni caso non è sufficiente – coinvolgere personaggi famosi, ma creare le condizioni perché a raccontarlo siano le persone comuni così da attivare il passaparola che, anche ai tempi del digitale, è di certo la miglior forma di pubblicità.
Ecco perché l’influencer marketing più che a individuare delle persone serve a sviluppare una strategia che coinvolte più tipologie di figure:
- i testimonial ovvero, come da tradizione, personaggi famosi che per la loro fama possono rendere più noto un brand o più conosciuta un’attività di comunicazione nel momento in cui sono coinvolti in iniziative e campagne pubblicitarie;
- le celebrities che non si limitano a pubblicizzare marchi o prodotti, ma in misura crescente si spendono sui propri profili social per dare visibilità ad esperienze e opinioni;
- “creatori di contenuti”, come vengono chiamati oggi nel gergo tecnico del marketing digitale, figure che per la loro credibilità sono portatori di valori coerenti con il messaggio veicolato, ma anche competenti al punto da poter dare risposte autorevoli alle domande che vengono loro rivolte nei commenti. Non solo, sono anche persone efficaci, sul piano degli strumenti e del linguaggio, nell’uso delle piattaforme social, anzi nell’uso della piattaforma social su cui sono nati senza per questo riuscire ad eccellere anche sulle altre;
- i cosiddetti “micro-influencer” che posseggono un numero ridotto di follower, ma che presso la propria nicchia di pubblico hanno una forza di mobilitazione elevata perché capaci di aggregare e mantenere una relazione autentica con la community di sostenitori;
- brand ambassador cioè tutti noi che, a diverso livello, sui nostri profili social possiamo raccontare un’esperienza o condividere un’opinione.