Peste suina, crescono i casi: nei Parchi gabbie e selecontrollori
Le misure messe in atto dall'ente di gestione delle Aree protette dell'Appennino piemontese
Primo caso al di fuori della zona infetta tra Alessandria e Genova (dove intanto i contagi aumentano). E c'è anche chi parla di eco terrorismo
ROMA — La peste suina africana arriva a Roma. Un cinghiale infetto è stato rinvenuto nella zona del parco dell’Insugherata, alla periferia della Capitale: a renderlo noto il commissario per l’emergenza Angelo Ferrari. Se le controanalisi daranno conferma, si tratterà del primo caso di Psa al di fuori della zona infetta che coinvolge le province di Alessandria e di Genova.
«Questa emergenza era già stata drammaticamente preannunciata, per il proliferare indisturbato dei cinghiali in tutta Italia e per l’assenza di una legge adeguata di gestione della fauna selvatica. Occorrono interventi di controllo e contenimento del fenomeno reale e a tappeto», dice Daniela Ferrando, presidente di Cia Alessandria.
Il problema della peste suina non è in via di risoluzione ma anzi continua ad aggravarsi, sostiene l’organizzazione degli agricoltori. E a questo punto la maxi recinzione da 8,2 milioni di euro per contenere la malattia all’interno della zona infetta che coinvolge l’Appennino ligure piemontese potrebbe essere inutile.
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Le misure messe in atto dall'ente di gestione delle Aree protette dell'Appennino piemontese
«Se la Psa arrivasse a toccare la vicina Emilia Romagna metterebbe in ginocchio il sistema suinicolo italiano intero e il Made in Italy», dicono dalla Cia, che evidenzia anche come i cinghiali in Italia siano diventati più di 2,5 milioni. «I danni all’agricoltura sono aumentati del 60 per cento nell’ultimo anno e gli incidenti stradali causati dagli ungulati sono stati quasi 500 tra 2018 e 2021».
Secondo gli agricoltori alessandrini il caso di Roma «palesa una gestione inefficiente dell’emergenza peste suina e l’inadeguatezza dei provvedimenti presi fino a questo punto». Per il senatore Francesco Bruzzone, responsabile nazionale Lega per la fauna selvatica, potrebbe trattarsi invece di un atto di “eco terrorismo”: «Il caso di peste suina registrato a Roma, a circa 500 chilometri dal focolaio, alimenta dubbi circa la possibile causa. Non sarebbe il primo episodio di eco terrorismo. Auspico che qualche Procura della Repubblica faccia piena luce sul fenomeno. Considerato il fatto che la peste suina comporta dei divieti ad alcune attività umane, va fugato il sospetto che qualcuno possa avere interesse a far scattare i divieti stessi».
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Intanto, qui da noi, i casi aumentano: secondo il più recente rilevamento dell’Izsplv, l’Istituto zooprofilattico interregionale, sono 113, 69 in Piemonte e 44 in Liguria. Le ultime carcasse infette sono state rinvenute a Bosio, Montaldeo, Gavi, Lerma e Grondona (dove finora non ne erano mai state trovate).
Dall’inizio dell’emergenza, in provincia di Alessandria i cinghiali malati sono stati rintracciati ad Arquata Scrivia (8), Bosio (3), Carrosio (1), Casaleggio Boiro (1), Castelletto d’Orba (3), Fraconalto (2), Gavi (5), Grondona (2), Lerma (7), Molare (4), Montaldeo (3), Mornese (1), Ovada (9), Prasco (1), Rocca Grimalda (1), Serravalle Scrivia (2), Silvano d’Orba (4), Tagliolo Monferrato (3) e Voltaggio (9).