Avim, replica Rapetti: "Fallimento colpa mia? Ma di cosa parliamo?"
"Nel 2012 i conti erano a posto. L'attuale amministrazione cosa ha fatto in quattro anni?"
"Nostra proposta di piano di risanamento accettata da tutti i creditori tranne uno"
ACQUI TERME – Prosegue il batti e ribatti in merito alla questione Avim. Dopo le dichiarazioni rilasciate a propria discolpa dall’ex sindaco Danilo Rapetti, il vice primo cittadino Paolo Mighetti replica al rimando di responsabilità sul fallimento della società costituita nel 2008 proprio dall’amministrazione Rapetti per la valorizzazione degli immobili comunali e per la cartolarizzazione dei proventi derivanti dalla dismissione del patrimonio.
“Se vogliamo fare il gioco delle responsabilità personali – sottolinea Mighetti – posso rispondere a Rapetti che nel giro di 16 mesi ho fatto redigere una proposta di piano di risanamento accettato da tutti i creditori tranne il fondo Leviticus. A questo punto ho proposto di dichiarare il fallimento. Rapetti dimentica che durante il mandato dei suoi eredi e suoi attuali alleati, che hanno composto la giunta Bertero, si sono accumulate numerose perdite e il Comune di Acqui Terme si è accollato i mutui che Avim non riusciva a pagare, trasferendo liquidità alla società per qualche centinaio di migliaia di euro. Secondo il ragionamento di Rapetti, quindi, il suo principale alleato ha numerose responsabilità. Ne prendiamo atto».
Avim, replica Rapetti: "Fallimento colpa mia? Ma di cosa parliamo?"
"Nel 2012 i conti erano a posto. L'attuale amministrazione cosa ha fatto in quattro anni?"
L’attuale vice sindaco aggiunge che «queste operazioni rientrano sotto il cappello della meravigliosa epoca della finanza creativa di tremontiana memoria, dove enti locali impegnavano beni comunali in banca. Gli enti locali si prendevano i soldi per superare la difficoltà di bilancio e poi queste società avevano il compito di rivendere questi immobili sul mercato. Avim ricevette beni stimati per quasi 8 milioni, ne vendette per 1,8 milioni, ma quel che rimase, dopo una serie di svalutazioni, equivaleva più o meno a 1,7. Tutto legale s’intende. Ma i risultati pratici sono stati veramente poco edificanti. Voglio solo ricordare che tutte le “sorelle” di Avim, tra cui Vival di Valenza, Svial e Valorial di Alessandria, sono finite tutte in fallimento. Non viene il dubbio a Danilo Rapetti che queste operazioni fossero profondamente sbagliate e che la tragica conclusione sia sempre stata la stessa? Io penso di sì».