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    Laura Torta  
    10 Aprile 2022
    ore
    10:12 Logo Newsguard
    La storia

    Il paese si svuota? Allora per strada arrivano i Babaci…

    Un 'viaggio' tra i meravigliosi personaggi di Maranzana, a 25 km da Alessandria

    MARANZANA – Crescere in un paese di collina lontano dalla voracità della città non è cosa facile, tuttavia chi ne ha fatto esperienza sa che quello che dona è un bagaglio infinito di ricordi e sensazioni che ti si arrotolano dentro: un paese «ci vuole», come diceva Pavese, per «sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo».

    A Maranzana queste parole le hanno tradotte in pratica, affiancando alle 300 anime in carne e ossa che lo abitano, 150 ‘Babaci’ – parola dialettale che sta per pupazzi – che rappresentano l’essenza del paese, la memoria storica: non sono maschere carnevalesche o manichini con costumi tradizionali, non sono creati per far ridere, ma costituiscono la rappresentazione di tante persone che riposano al cimitero, ma che continuano ad essere percepite come vive e presenti nei racconti di chi è rimasto.

    Un viaggio nel passato

    Andare a passeggio per queste vie fa fare un tuffo indietro nella storia alla scoperta di un mondo rurale, ormai quasi dimenticato. «Maranzana ha conosciuto una crisi demografica come altri borghi collinari – spiega il sindaco Marilena Ciravegna, che si definisce la ‘nonna dei Babaci’ – Sa, noi qui siamo gente orgogliosa, che non molla: così abbiamo deciso di fare qualcosa per risollevare la fama del nostro borgo. Insieme a Rosalba Boccaccio, che è la mamma dei Babaci, abbiamo pensato di ripopolarci da soli, riportando fra noi qualche personaggio maranzanese. In un mese e mezzo ne abbiamo fatti 36, li abbiamo posizionati per strada e ne abbiamo dato notizia. Questo accadeva sette anni fa ed è stato un successo: adesso sono 130, in crescita».


    Personaggi e mestieri

    Non sono disseminati a caso, i babaci: sono raccolti in gruppi, rivivono scene della comunità e hanno un nome e caratteristiche peculiari. Sulla panca della terrazza panoramica c’è ad esempio Sur Giuàn, che la domeniche andava a messa con la giacca bianca: si vede che era un gentiluomo elegante e compito. Sta con Sora Viola, una donna facoltosa, che nel restaurare casa sua trovò murate delle monete d’oro.

    C’è poi Pierina del Tulòn, che girava con il suo secchio (tulòn è il secchio di metallo) in cui stipava qualunque cosa, dalla legna per la stufa ai prodotti dell’orto. Di ritorno dalla messa, invece, due donne eleganti indugiano davanti alla panchina di casa: Gioconda si ferma a parlare con loro. Alleva i bachi da seta, una specialità.

    Poco oltre c’è la casa dell’Armatore inglese, che veniva in vacanza, mentre Paulina del Capon si è fermata a prendere fiato su una panchina con Emanuele: lei dice sempre quello che deve, soprattutto ai bambini, che sgrida perché schiamazzano; Emanuele è un bravo cuoco e viene chiamato nelle case per preparare i pranzi in occasioni speciali.

    Sul piazzale della cantina c’è pure un’attrice, un tempo famosa: si ferma a parlare con l’Enologo che, pur essendo occupato, le presta attenzione. E alla chiesetta di San Sebastiano c’è Roberto con il suo pastore tedesco: ha un carattere deciso, ma è un grande amico. È lui che fa Babbo Natale e porta i doni ai bimbi del paese.

    Il cortile di Grazia, infine, è il ritrovo delle chiacchiere femminili: gode di molte simpatie e non è mai sola, è una donna del Sud che ha sposato un maranzanese e si è ben integrata.

    Quanta manutenzione…

    Sono personaggi strani, i Babaci, e se volete conoscerli dovrete raggiungere Maranzana tra aprile e settembre. Tuttavia non sono rigorosi e qualcuno decide di rimanere fuori tutto l’anno, come quelli che rappresentano il Presepe o quelli che si danno il cambio sotto la torre di piazza Marconi.

    Cesarina Boccaccio, per tutti Rosalba, è assessore e mamma dei Babaci: ogni pupazzo è frutto della creatività e della sua abilità. «Sono fatti con abiti dei compaesani – spiega – Io realizzo il corpo con cuscini, poi attacco braccia e gambe col fil di ferro, infine la testa, dipinta come le altre dal sindaco».

    Ma quanto ci vuole a farne uno? «Lavorandoci molto, almeno un giorno – continua Rosalba – ma hanno bisogno di tanta manutenzione. Ogni anno li rivestiamo con indumenti nuovi e li mettiamo a posto, perché qualcuno ci fa i dispetti. Quest’inverno ne ho fatto qualcuno in più, così siamo pronti».

    I Babaci sono unici e il marchio è stato registrato alla Camera di Commercio di Torino come ‘Opera dell’ingegno artigianale’. E sono diventati famosi, perché a breve uscirà un libro che ne racconterà la storia. Son circa 25 i chilometri che ci separano da questo mondo fantastico, andate a trovarli…


     

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