“Acqui era città stupenda. Ora il declino sembra non avere fine”
Commercianti e semplici cittadini dicono la propria sulla qualità della vita in città
ACQUI TERME – Il quadro sembra abbastanza delineato. Nel senso che, nonostante tutto, la qualità della vita rimane quantomeno discreta, ma rispetto a un passato anche piuttosto recente, molte cose sono cambiate. In peggio. È quanto emerge dal nostro ‘viaggio’ ad Acqui, con le opinioni di commercianti, ma anche di cittadini comuni, che convergono in maniera piuttosto decisa.
“Cosa manca? Tutto”
Riccardo Bruno, 44 anni, titolare di un’attività in via Nizza non usa troppi giri di parole. «Negli anni 80 e 90 Acqui era una città splendida, nel nostro piccolo la più bella del mondo. Oggi è depressa, manca tutto sotto ogni punto di vista. Avevamo una piscina che era fiore all’occhiello in provincia ed ha chiuso, per i ragazzi giovani non ci sono attrazioni, tutti i locali che andavano di moda hanno abbassato le serrande, uno dopo l’altro. Certo, si continua a vivere abbastanza bene e non esiste un problema sicurezza, almeno questa è una magra consolazione. Ma bisogna anche sottolineare che meno gente c’è, più è semplice garantire determinate condizioni. Il problema principale è che all’orizzonte non si vede nulla che possa porre fine a questo declino inarrestabile».
“Puntare sulla qualità”
Toni Bagnato ha un negozio di abbigliamento in corso Italia e vede il bicchiere mezzo pieno. «Da un punto di vista commerciale non mi posso lamentare, ma parlo a titolo esclusivamente personale, perché sono a conoscenza di tante realtà come la mia che non ce l’hanno fatta. L’Acquese in qualche modo ‘ti sposa’, perché si crea un rapporto fidelizzato, ma la totale assenza di una componente turistica complica di molto i piani. Bisogna puntare sulla qualità, cercando di attirare gente da fuori. E soprattutto serve coordinazione, oggi assente».
“Le terme? Una comica”
Qualche anno in più ce l’ha Luigi Zecchinetti, che parla in base a una lunga esperienza maturata nella cittadina termale. «Il problema principale è sicuramente legato al lavoro, negli ultimi 10, 15 anni hanno chiuso aziende importanti creando grossi contraccolpi dal punto di vista occupazionale. Tutti oggi parlano delle terme, la cui situazione rappresenta senza dubbio una comica, ma la crisi a mio parere è molto più profonda. Non è nemmeno il caso di tirare in ballo la politica, di certo bisogna investire sul turismo, un tentativo di rilancio passa da lì».
“Il ruolo degli stranieri”
Per Giovanni Bruno, titolare di una concessionaria di auto e moto in via Moriondo, «l’Acquese è diventato oramai zona depressa come gran parte dell’Alessandrino. Ci distinguiamo ancora per qualche cosa, retaggio dei fasti di un tempo, ma abbiamo perso troppe attività trainanti, terme e piscina in primis. Gli stranieri, che amano molto le bici e le nostre colline, possono giocare un ruolo importante, ma è tutto l’indotto che necessita di una svolta».
“Poche possibilità”
Chiusura dedicata a Virginia Grillo, 27 anni. «Non si può dire che ad Acqui si stia male, sicuramente una volta si stava meglio. Mancano le occasioni di svago, soprattutto per una certa fascia di età. La proposta a livello di bar e di ristoranti è ottima, però non c’è più un locale che sia dedicato ai giovani. E senza turismo, vengono meno, di conseguenza, tante altre possibilità. È proprio da qui che a mio parere bisognerebbe ripartire».