“Cyrano” di Joe Wright: la maschera e il volto
Rossana, Rossana, non ce la faccio più a vivere col cuore dentro il naso. Lontana, lontana bellezza che eri tu, lo specchio per sorridere di me
(Roberto Vecchioni, “Rossana Rossana”, 1993)
Joe Wright, figlio di burattinai – come orgogliosamente ha spesso ribadito nel corso degli anni – cresciuto tra gli orpelli di scena e i fondali del Little Angel a Londra, il teatro di marionette di proprietà della sua famiglia, ha ereditato il talento demiurgico del prestigiatore, di chi è in grado di infondere vita all’inanimato, durante uno spettacolo di magia e arte varia.
In Cyrano – tratto dall’omonimo musical teatrale di Erica Schmidt e ispirato a sua volta alla commedia in cinque atti del 1897 Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand – sulla scorta della teatralità e del barocchismo delle sue molteplici trasposizioni letterarie di romanzi sia classici che contemporanei (da Orgoglio e pregiudizio, Espiazione e Anna Karenina a Pan – Viaggio sull’isola che non c’è) e perfino della ricostruzione storica (L’ora più buia), Wright dà libero sfogo all’estro creativo, all’affabulazione e ai giochi di prestigio del commediante.
Gli adattamenti dal Cyrano di Rostand sono stati molti e tra i più disparati: a partire dal primo, il cortometraggio diretto nel 1900 da Clemént Maurice, attraverso la pellicola del 1950 di Michael Gordon, dove lo spadaccino letterato aveva il volto di José Ferrer premiato con l’Oscar, sino all’interpretazione di Gérard Depardieu nel film di Jean-Paul Rappeneau del 1990.
Il Cyrano di Wright, pittorico ed esteticamente magnifico (con il rischio di un classicismo eccessivo, nello splendore della messinscena teatralmente ineccepibile a cura di Sarah Greenwood), candidato non a caso all’Oscar per i costumi realizzati da Massimo Cantini Parrini e Jacqueline Durran e valorizzato all’ennesima potenza dalla fotografia di Seamus McGarvey giocata sui contrasti cromatici, muta, però, rispetto al passato alcuni dettagli non trascurabili della trama di Rostand, sulla scorta del musical della Schmidt.
L’ambientazione, prima di tutto: la vicenda tradizionalmente nota del sentimento non corrisposto di Cyrano per Roxanne, a sua volta segretamente innamorata del cadetto Christian viene spostata dalla Francia tardo seicentesca alla Sicilia, nella zona di Noto e con alcune scene di guerra girate in piena pandemia sulle pendici innevate dell’Etna, che restituiscono un’atmosfera elegantemente barocca ed elegiaca.
La variazione più significativa è rappresentata dalla stessa figura di Cyrano, che si caratterizza non più per il naso fuori misura ma per la ridottissima statura, handicap altrettanto limitante per l’esternazione dei propri sentimenti e delle proprie doti, soprattutto quelle da autore di lettere d’amore.
Il messaggio della commedia originaria non viene, tuttavia, travisato da Wright, che evidenzia con forza all’interno di una struttura melodrammatica il valore dell’alterità, il potere delle parole e della scrittura, a rendere vano quel gioco delle parti e dei travestimenti che pure sta alla base della commedia umana.
Non stride neppure, in questa rivisitazione attuale del classico di Rostand, la colonna sonora firmata dal gruppo musicale indie-rock americano “The National”, capace di avvolgere la narrazione dentro sonorità pop che le regalano riflessi di contemporaneità pur nella dimensione universale dell’assunto.
Cyrano e Roxanne sono interpretati dagli stessi attori protagonisti della commedia musicale, Haley Bennett – moglie di Wright – e Peter Dinklage, consorte della Schmidt: quest’ultimo – il Tiryon Lannister di Game of Thrones – vale non tanto perché l’evidenza del nanismo di cui soffre calza a perfezione con l’analoga limitazione fisica del suo personaggio, quanto per l’intensità dell’espressione e dello sguardo, così smarrito, consapevole e sofferto.
«Penso che l’esperienza di vita di Peter abbia molto a che fare con l’affinità al personaggio, – ha spiegato il regista nel corso della conferenza stampa di presentazione del film alla Festa del Cinema di Roma, lo scorso ottobre – ha dato un pathos profondo. E Haley ci dà una versione di Roxanne molto più profonda che in passato; è lei che mi ha invitato a vedere una produzione teatrale in cui era coinvolta, scritta e diretta da Erica Schmidt: non avevo previsto l’effetto che quella versione illuminante della storia classica potesse avere su di me, quando mi sono reso conto, subito ho deciso di adattarlo per il cinema. Ho sempre sentito affinità con il personaggio di Cyrano. Ho una storia d’amore con il cinema italiano che dura da tantissimo, è il cinema più bello: mio padre mi ha fatto crescere con “Ladri di biciclette”, tra i contemporanei adoro Sorrentino. Ho sempre cercato l’opportunità di lavorare in Italia: al punto della decisione delle location, nel pieno del lockdown, abbiamo pensato dove potessimo tenere sotto controllo i numeri e un’isola ci sembrava ideale, inoltre volevo ricreare uno spazio di sogno e Noto per me lo è, è uno dei luoghi più romantici che riuscissi a immaginare; sull’Etna abbiamo girato la battaglia: una follia, si scivolava sulla neve non prevista, e l’ultimo giorno ha cominciato anche a eruttare».
«La questione è come noi vediamo noi stessi, – ha aggiunto Peter Dinklage – il body shaming parte dall’interno di noi; nessuno si sente a proprio agio fino in fondo nella propria pelle. Siamo molto consci, soprattutto oggi, del nostro aspetto, rispetto al passato: penso che Cyrano sia universale per identificare chi è diverso fisicamente ma anche chi è insicuro sulla possibilità di essere amato. Questa è una grande opera letteraria che però ancora parla al nostro tempo. Sono un attore, quindi mi nascondo dietro molte maschere, e questo c’è nel mio personaggio: qual è il vero io dietro le maschere? Nelle lettere di Cyrano c’è una somiglianza con l’attuale retro della comunicazione contemporanea, cioè la versione di noi stessi che vogliamo presentare al mondo: è così che Cyrano sta usando l’identità di qualcun altro, concetto attualissimo nell’esperienza presente della tecnologia. Il trucco era cogliere il cuore del testo di Rostand e trasformarlo in due ore per un pubblico contemporaneo: trasformare le lunghissime lettere in canzoni era cosa molto efficace, la musica arriva direttamente al cuore, perché il ritmo è il battito».
“Cirano” (id., Regno Unito, Usa, Canada, Italia, 2021, 124’)
Regia: Joe Wright
Cast: Peter Dinklage, Haley Bennett, Kelvin Harrison Jr., Ben Mendelsohn, Bashir Salahuddin
Soggetto: dall’omonima commedia di Edmond Rostand; dal musical di Erica Schmidt
Sceneggiatura: Erica Schmidt
Fotografia: Seamus McGarvey
Montaggio: Valerio Bonelli
Scenografia: Sarah Greenwood
Costumi: Massimo Cantini Parrini, Jacqueline Durran
Musiche: “The National”
Produzione: Tim Bevan, Eric Fellner, Guy Heeley per Mgm, Working Title Films
Distribuzione: Eagle Pictures