Il Trieste Film Festival 2022 racconta la Storia, l’amicizia, l’amore
È in corso dal 21 al 30 gennaio, in una doppia versione (sia – dal 26 al 30 – in streaming sulla piattaforma Mymovies, sia – dal 21 al 27 – in presenza nelle tre sale triestine Rossetti, Ambasciatori e Miela), la 33esima edizione del Trieste Film Festival, che quest’anno concentra la propria attenzione, oltre che sulla grande Storia, anche sulle dinamiche familiari e di relazione in genere, specie se declinate al femminile.
Al film “Quel giorno tu sarai” (Evolution) diretto da Kornél Mundruczó e scritto da Kata Wéber, reduci dal successo di “Pieces of a Woman” (2020, premiato a Venezia con la Coppa Volpi a Vanessa Kirby quale miglior attrice, e candidato all’Oscar) il compito di aprire il Festival. La pellicola – presentata fuori concorso all’ultimo Festival di Cannes (esce nelle sale italiane il 27 gennaio prossimo) e prodotta da Martin Scorsese – è la storia di una famiglia che attraverso tre generazioni viene a patti con l’eredità della Shoah, dai campi di concentramento alla Berlino odierna, nel ricordo di fatti realmente accaduti. «Ogni nuovo film di Mundruczó e Wéber – afferma Scorsese – arriva come un salutare shock per gli spettatori e per chi fa cinema: si tratta di due autori che non smettono mai di avventurarsi in territori inesplorati. Con “Quel giorno tu sarai” riescono a drammatizzare il movimento stesso del tempo, il modo in cui ricordiamo e il modo in cui dimentichiamo».
Tra l’altro, quest’anno uno dei tradizionali premi del Trieste Film Festival – l’Eastern Star Award, creato per laureare le personalità del mondo del cinema che hanno istituito un ponte tra l’Est e l’Ovest (tra i premiati del passato: Irène Jacob, Monica Bellucci, Milcho Manchevski, Rade Šerbedžija, Kasia Smutniak, Miki Manojlović) – viene assegnato a Mundruczó e alla sceneggiatrice Kata Wéber, sua ex moglie.
Alla regista Ildikó Enyedi – già autrice di “Corpo e anima” (2017), Orso d’oro a Berlino – tocca, invece, chiudere il Festival con il suo ultimo film “The Story of My Wife”, un intenso melodramma dei sentimenti presentato in concorso a Cannes 2021: il cast radunato da Enyedi è composto da divi come Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel, oltre ai nostri Sergio Rubini e Jasmine Trinca.
“The Story of My Wife” di Ildikó Enyedi
Il Cinema Warrior Award – istituito per premiare tutti i ‘combattenti’ del cinema, viene attribuito a Luciana Castellina, politica, giornalista e scrittrice, che ha sempre coltivato un grande interesse per la cultura e, in particolare, per il cinema.
Il Festival si compone di tre concorsi internazionali dedicati a lungometraggi, cortometraggi e documentari: i titoli del Concorso lungometraggi sono undici (in giuria ci sono le critiche cinematografiche Dubravka Lakić ed Emanuela Martini e il programmatore e selezionatore Edvinas Pukšta).
I Paesi rappresentati dal Trieste Film Festival sono, nell’ordine: Albania, Austria, Azerbaijan, Belgio, Bosnia Erzegovina, Brasile, Bulgaria, Canada, Croazia, Danimarca, Emirati Arabi Uniti, Finlandia, Francia, Georgia, Germania, Grecia, Italia, Kosovo, Lettonia, Lituania, Macedonia del nord, Messico, Montenegro, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Stati Uniti d’America, Svizzera, Turchia, Ucraina, Ungheria.
Moltissime, in generale, le storie e le regie al femminile. La regista croata Antoneta Alamat Kusijanović racconta con “Murina” (vincitore della Caméra d’or come migliore opera prima al più recente Festival di Cannes, produttore esecutivo Martin Scorsese,) il complesso rapporto tra l’adolescente Julija, la sua giovane madre e un padre ossessivo, a cui offre una ventata di novità l’arrivo di una seducente amica di famiglia. Le bulgare Mina Mileva e Vesela Kazakova narrano, invece, in “Women Do Cry” le contraddizioni e le difficili trasformazioni di una società tradizionalmente maschilista e patriarcale: del film è protagonista Maria Bakalova, autentica star internazionale a partire da “Borat 2” di Jason Voliner (2020).
Altri due racconti al femminile sono “The Hill Where Lionesses Roar” di Luàna Bajrami – passato alla Quinzaine di Cannes – che racconta i sogni e le speranze di un gruppo di amiche, e “Looking for Venera” di Norika Sefa, con al centro le vicende di due adolescenti che tentano di affrancarsi dalle rigide regole della società a cui appartengono. Bullismo e cyber-bullismo sono, invece, le tematiche prevalenti di “Sisterhood” della macedone Dina Duma.
Fuori concorso il Festival propone “107 Mothers” di Peter Kerekes, ambientato in un carcere femminile; la commedia romantica “Not So Friendly Neighbourhood” del premio Oscar Danis Tanović, girata a Sarajevo nel corso della pandemia; “Fabian – Going to the Dogs” di Dominik Graf, dal romanzo di Erich Kästner, sullo sfondo della Berlino dei primi anni Trenta; “Piccolo corpo” di Laura Samani, molto apprezzato alla Semaine de la Critique di Cannes; “Vera Dreams of the Sea” di Kaltrina Krasniqi, che documenta la dolorosa reazione di una donna di fronte al suicidio del marito.
Dodici i titoli del Concorso documentari (la giuria è composta dalla regista georgiana Nino Kirtadze, dal regista Gianfranco Pannone e dalla regista e videoartista serba Marta Popivoda): tra questi, segnaliamo “1970” di Tomasz Wolski, che racconta con realismo le contestazioni al potere nate nella Polonia comunista di inizio anni Settanta, dal punto di vista dei dominatori; e “Reconstruction of Occupation” di Jan Šikl, che attraverso una ricerca in archivi cinematografici amatoriali mostra la presa di potere da parte delle truppe del Patto di Varsavia.
Sono sette i documentari fuori concorso: “Babi Yar. Context” di Sergej Loznica; “Bosnia Express” di Massimo D’Orzi; “Freikörperkultur” di Alba Zari; “Gorbachev. Heaven” di Vitalij Manskij; “The Jungle” di Cristian Natoli; “Tullio Kezich – A proposito di me” di Gioia Magrini; “L’ultimo calore d’acciaio” di Francesco De Filippo e Diego Cenetiempo.
Tredici, invece, i titoli del Concorso cortometraggi (in giuria troviamo la regista Špela Čadež, il Membro del Comitato di Selezione del Concorso Cortometraggi a Cannes Wim Vanacker e il vicedirettore di sixpackfilm Gerald Weber): in rappresentanza dell’Italia ci sono “Big” di Daniele Pini e “Inchei” di Federico Demattè.
Anche quest’anno vengono confermate le due sezioni speciali nate nel 2021: Fuori dagli sche(r)mi e Wild Roses: Registe in Europa. «Con Fuori dagli sche(r)mi – spiegano i direttori artistici Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo – abbiamo voluto creare una vetrina dedicata alle nuove prospettive e alle nuove forme cinematografiche. Film che manifestano un grado di ‘libertà’ tanto nella durata quanto nella struttura narrativa, aperti a ibridazioni di generi e linguaggi». Il programma di Fuori dagli sche(r)mi propone “Crane Lantern” di Hilal Baydarov, “Khan’s Flesh” di Krystsina Savutsina, “The Girl and the Spider” di Ramon Zürcher e Silvan Zürcher, “Our Quiet Place” di Elitza Gueorguieva, “Forest – I See You Everywhere” di Bence Fliegauf, “Moon, 66 Questions” di Jacqueline Lentzou.
“Murina” di Antoneta Alamat Kusijanović
«Wild Roses: Registe in Europa – raccontano ancora Grosoli e Romeo – è invece uno spazio che intendiamo dedicare alle donne registe dell’Europa centro orientale (tra l’altro sempre, e da sempre, molto presenti al festival), individuando ogni anno un Paese diverso cui dedicare il nostro focus. I dati dell’audiovisivo sottolineano a livello globale le difficoltà dei progetti firmati da donne ad accedere ai finanziamenti, a prescindere dal valore artistico, e dunque ci è sembrato doveroso fare la nostra parte per valorizzare le registe europee attraverso una sezione ad hoc». Protagonista della sezione è la Georgia, con una selezione di film – sia documentari che di finzione – che nell’ultimo decennio hanno raccontato la condizione femminile in un Paese tormentato da conflitti e perennemente in bilico fra tradizione e modernità. I film in programma nella sezione Wild Roses: registe in Europa sono: “The Pipeline Next Door” di Nino Kirtadze; “In bloom” di Nana Ekvtimishvili e Simon Gross; “Line of Credit” di Salomé Alexi; “Anna’s Life” di Nino Basilia; “House of Others” di Rusudan Glurjidze; “Glory to the Queen” di Tatia Skhirtladze; “How the Room Felt” di Ketevan Kapanadze; “Taming the Garden” di Salomé Jashi; “Wet Sand” di Elene Naveriani.
Lo storico Premio Corso Salani presenta in questo 2022 cinque film italiani prodotti lo scorso anno ma ancora da distribuire: i 4mila euro del Premio serviranno alla distribuzione in sala del film vincitore. La selezione propone opere indipendenti, fuori dagli schemi, innovative, com’erano quelle del regista fiorentino prematuramente scomparso. In competizione per il Premio Corso Salani troviamo: “Dal pianeta degli umani” di Giovanni Cioni, “Des portes et des déserts” di Loredana Bianconi, “Divided: What language do you express love in?” di Federico Schiavi e Christine Reinhold, “Isole” di Mario Brenta e Karine de Villers, “Viaggio nel crepuscolo” di Augusto Contento, cui si aggiunge fuori concorso “Insultati. Bielorussia” di Caterina Shulha.
Gli omaggi del Festival 2022 sono dedicati ad Artdocfest, festival espressione del cinema di opposizione al governo russo, il cui direttore e documentarista Vitalij Manskij – in esilio a Riga – proporrà al pubblico di Trieste alcune pellicole degli autori più meritevoli degli ultimi anni; e a Vesna Ljubić (1938-2021), la prima regista della Bosnia Erzegovina, della quale verranno proiettati “Ecce Homo” (1994) e “Adio Kerida” (2001).
Il Trieste Film Festival 2022 è realizzato con il contributo di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Europa Creativa – Programma Media, Direzione Generale per il Cinema – Ministero della Cultura, Promoturismo FVG, in co-organizzazione con Comune di Trieste, con il sostegno di CEI – Central European Initiative, Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali, Fondazione Osiride Brovedani Onlus, Istituto Polacco di Roma, Fondazione Pietro Pittini, Centro Nazionale di Cinema Georgiano – Tbilisi, Centro Nazionale di Cinema Serbo – Belgrado, Comunità Greco Orientale di Trieste, Associazione Corso Salani; con il patrocinio dell’Università degli Studi di Trieste e della Sissa-Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste.