«Negli ultimi 7 giorni 19 decessi. Un anno fa erano stati ben 589»
Le consuete valutazioni di Carluccio Bianchi, docente dell'Upo
Nell’ambito di una tendenza, confermata, al peggioramento, la situazione del Piemonte sembra di fatto stabile.
Perché è vero, i numeri assoluti aumentano, e la percentuale di incremento è leggermente superiore alla media italiana, ma il ritmo di crescita dei contagi pare essersi fermato da qualche giorno. E ci sono altre realtà, come per esempio Lombardia e Veneto, che presentano un quadro estremamente peggiore.
È quanto emerge dalle consuete valutazioni di Carluccio Bianchi, docente di Macroeconomia dell’Upo, che nell’analizzare i numeri della pandemia evidenzia come «la situazione regionale non sia certo buona, ma si intravedono timidi segnali di miglioramento. Speriamo che le misure assunte possano dare un contributo prezioso».
Nella classifica relativa all’incidenza dei nuovi contagi ogni 100mila abitanti, l’Italia è al comando a quota 141, tallonata dalla Lombardia a 137, seguono Piemonte a 113 e Alessandria con 76. La peggiore provincia regionale è Vco, 163, la migliore Vercelli con 76. E noi siamo in seconda posizione.
«Gli asintomatici – osserva Bianchi – risalgono leggermente, dal 57 al 59%, ma è ancora troppo poco per tracciare, mentre restano stabili gli extra protocollo. Continua a crescere, purtroppo il tasso di positività, che raggiunge l’1,3%».
In termini di numeri assoluti, il Piemonte passa da 3649 a 4810 nuovi casi settimanali, 1161 in più, con una variazione percentuale pari al 32%.
«Ma siamo fermi intorno a quella cifra oramai da qualche tempo, e in questo contesto è un dato da giudicare piuttosto bene. La media è di 687 contagi al giorno, il traino è rappresentato ovviamente da Torino, ma anche Cuneo e Novara contribuiscono in maniera sensibile».
Dopo giorni di crescita costante delle curve, cominciano a sentirsi effetti sulle strutture ospedaliere: le terapie intensive (massimo relativo) salgono da 30 a 34, con tasso di occupazione pari al 5,4%, mentre i ricoveri ordinari crescono di 42 unità, da 337 a 379. L’indice di saturazione, in questo caso, è del 6,5%.
Impressionanti i dati relativi ai decessi, se confrontati con 12 mesi fa. «Nei sette giorni dal 22 al 29 novembre, in Piemonte sono morte 19 persone; nello stesso periodo del 2020, le vittime erano state addirittura 589, 31 volte in più. Si tratta di un’ulteriore testimonianza di quanto siano decisivi i vaccini, che hanno inciso molto a ridurre i numeri anche in area medica, perché un anno fa i ricoveri erano 4734 e i posti occupati in terapia intensiva 385. Credo che non si debba aggiungere altro».
Infine, come di consueto, il focus sull’Alessandrino: in provincia l’aumento dei contagi è contenuto (3%) da 304 a 312, con 44 casi in media al giorno. «Fisiologicamente crescono i guariti, che sono tantissimi, 284 in più – conclude il professore – mentre non si registrano decessi da 13 giorni consecutivi. Il bilancio finale, dunque, parla di 28 nuovi positivi in più, per un totale di 588. Se analizziamo la situazione nei centri zona, Alessandria città ne conta 149, ma siamo alle prese con un vero e proprio ‘caso’ Valenza, seconda in graduatoria a 59. Più staccate Casale e Novi, entrambe a 41, poi c’è Tortona a 32. Bosio, che ha pochissimi abitanti, conta 21 positivi».