Pescatori dell’Acquese: “I nostri fiumi senza pesci”
De Angelis: "La Regione presenti gli studi per aprire la stagione"
ACQUI TERME – Rammarico per i pescatori dell’Acquese che denunciano le condizioni critiche dei fiumi. «Assenza di acqua, rifiuti di ogni tipo, mancanza totale di pesce, colonie di cormorani e, qua e là, punti di prelievi più o meno abusivi per innaffiare orti e giardini – lamenta il portavoce Nicola De Angelis – E’ inutile oggi cercare colpe su diversi capri espiatori, serve un’analisi della situazione di degrado nella quale ci troviamo le cui responsabilità non devono ricadere solo sui pescatori».
Ad aprile 2020, nel pieno dell’emergenza Covid, il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato un decreto per il ripopolamento delle specie autoctone. «La norma, di fatto, non vieta l’immissione, ad esempio, di trote pronta pesca ma ne limita l’introduzione per proteggere le specie autoctone. Introduce l’obbligo di presentazione da parte degli enti proponenti manifestazioni sportive o Regioni di uno studio sul rischio che l’immissione ha sulle specie selvatiche». Ad oggi alcune province, tra cui quella di Alessandria, non hanno aperto la pesca perché la Regione non ha presentato alcuno studio. «E noi pescatori paghiamo le tasse di concessione e la tessera Fipsas» lamentano. Di questo stallo ne soffre anche l’indotto: allevamenti di trote, negozi di pesca e strutture ricettive turistiche che, in alcune zone, lavorano proprio sulla pesca (in Liguria si stima una perdita di circa 3 milioni di euro).
«Ci stiamo attivando per organizzare una raccolta firme ed invitiamo anche chi non è pescatore come noi a comprendere che la tutela dell’ambiente include molti fattori (lotta alle specie infestanti, siluri e cormorani, controllo delle discariche abusive, controllo dei prelievi abusivi di acque), ad oggi quasi completamente ignorati dagli Enti preposti, e che spesso siamo proprio noi pescatori con le nostre forze e le nostre tasche a proteggere l’ambiente che amiamo» conclude De Angelis.