Venezia 78: Leone d’Oro a “L’Èvenément” di Audrey Diwan
È la drammatica storia di una donna raccontata dalla regista e sceneggiatrice francese Audrey Diwan – “L’Èvenément” – ad aggiudicarsi il Leone d’Oro come miglior film nell’edizione appena conclusa della Mostra del Cinema di Venezia. Diwan narra la storia di una giovane universitaria francese che nel 1963 sfida la legge che vieta l’interruzione di gravidanza, mediante un aborto clandestino. «Qual è il destino di una giovane donna che si misura con un aborto clandestino? Spesso possiamo solo cercare di indovinare la risposta», ha sottolineato la regista, che ha abbracciato commossa sul palco l’emozionata attrice protagonista, Anamaria Vartolomei.
Bong Joon-ho, il cineasta coreano autore di “Parasite” – presidente della giuria composta da Saverio Costanzo, Virginie Efira, Cynthia Erivo, Sarah Gadon, Alexander Nanau e dalla regista cinese premio Oscar Chloé Zhao – ha assicurato come il film sia stato amato da tutti i giudici e premiato all’unanimità.
Premiata con il Leone d’Argento per la miglior regia anche la regista neozelandese Jane Campion, della quale è stato ricordato – nel corso della cerimonia condotta da Serena Rossi appena qualche ora fa, in Sala Grande al Palazzo del Cinema – l’autentico film di culto “Lezioni di piano”.
Nella sua ultima opera “The Power of the Dog” – un western piuttosto anticonvenzionale tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Savage – la Campion mette in scena una storia di lotte familiari scatenate dal rigido e inflessibile cowboy Phil Burbank, nel Montana del 1925.
Fortunatamente, uno tra i Leoni più appetibili – il Leone d’Argento-Gran Premio Speciale della giuria – è stato assegnato al nostro Paolo Sorrentino, per “È stata la mano di Dio”, una pellicola in cui il regista napoletano per la prima volta si allontana da un certo barocchismo di contenuti e stile per raccontare una personale vicenda autobiografica, con il coinvolgimento dell’apprezzatissimo Toni Servillo. «Qualcuno un po’ antipatico mi dice: perché fai un altro film con Toni Servillo?», ha commentato Sorrentino sul filo dell’emozione. «Ora gli posso dire: ‘guardate dove sono arrivato a fare film con Toni Servillo’. Devo ringraziare quelli che mi hanno accolto da ragazzo, Umberto Contarello e Antonio Capuano, il mio più grande amico Nicola Giuliano».
Michelangelo Frammartino ha, invece, ricevuto il Premio Speciale della giuria per “Il Buco”, che descrive l’esplorazione dell’Abisso del Bifurto, una grotta del Parco Nazionale del Pollino: impresa portata a termine nel 1961. La pellicola ha ricevuto dieci minuti di applausi.
«Grazie al direttore che ci ha invitato al concorso – ha dichiarato Frammartino – alla giuria e ai compagni di viaggio, al grande speleologo calabrese Antonio La Rocca; grazie ai produttori che hanno creduto in questo salto nel buio. Grazie agli speleologi che si prendono cura del buio e di tutto ciò che non ha ancora forma e grazie alla Calabria, la regione più bella di Italia».
Nella tripletta italiana dei vincitori anche il giovanissimo Filippo Scotti – classe 1999 – laureato miglior attore emergente grazie al premio dedicato alla memoria di Marcello Mastroianni: è stato tra i protagonisti di “È stata la mano di Dio”. «Sono emozionato come quando Paolo mi ha preso per fare il film», ha confessato Filippo. «Dopo questo periodo di pandemia è bellissimo e pesante questo premio. Ringrazio Paolo per la fiducia e tutto il cast è meraviglioso. Grazie».
La Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile è andata a Penelope Cruz (in foto), per il ruolo di Janis in “Madres Paralelas” di Pedro Almodovar, presente alla cerimonia di inaugurazione della Mostra. La Cruz ha portato in concorso anche “Competencia oficial” di Mariano Cohn e Gastón Duprat, con Antonio Banderas.
«Grazie alla giuria di questo premio – ha esordito l’attrice spagnola nel suo discorso pronunciato in italiano – che mi fa molto felice, un vero onore. Sappiamo quanto è difficile organizzare un festival in questo periodo, siamo qui a celebrare il cinema grazie alla vostra tenacia. Grazie a Pedro, questo premio è tuo al cento per cento, la tua etica del lavoro è straordinaria, non potrei essere più orgogliosa di far parte del tuo film. Voglio dedicare il premio a mio marito che è qui, ai miei figli e a due madri parallele, mia mamma e mia suocera, Pilar Bardem che ci ha lasciato due mesi fa e ha fatto tanto per le attrici di tutto il mondo. Le sue ultime parole sono state ‘ti voglio bene’, poi mi ha detto: ‘Coppa Volpi’. Chissà come lo sapeva. Questo premio è per tutte le madri».
La Coppa Volpi come miglior attore è stata assegnata all’attore filippino John Arcilla, protagonista di “On the job: the missing 8” di Erik Matti.
Il premio per la Miglior Sceneggiatura è stato attribuito all’attrice e regista Maggie Gyllenhaal per “The Lost Daughter”, adattamento del romanzo “La figlia oscura” di Elena Ferrante. «Anche se girato in inglese e la location è greca questo è un film italiano», ha asserito la Gyllenhaal. «Non so dirvi quanto sono felice, mi sono sposata qui in Puglia e ho scoperto di essere incinta la seconda volta qui in Italia e il mio film e la mia carriera di regista è nata qui, in questa sala».
Il premio per la Miglior Opera Prima ha laureato “Immaculat” di Monica Stan e George Chiper-Lillemark, mentre il Premio “Venice Vr Expanded” – sezione dedicata alle opere espressione della realtà virtuale – è stato consegnato a David Adler per “End of Night”.
Infine – la novità della Mostra 2021 – il Premio degli Spettatori, ha riconosciuto il talento del regista finlandese Teemu Nikki per “Il cieco che non voleva vedere Titanic”.