Accuse dai gruppi Facebook, Lucchini non ci sta e querela
"Presentati dati non veritieri: abbiamo un'integrità morale da difendere"
ACQUI TERME – “Post lesivi dell’immagine e dell’onorabilità dell’Amministrazione comunale e dei suoi funzionari, pubblicati su Facebook da persone da identificare che si nascondono dietro pseudonimi”, è questa la motivazione con cui, tramite delibera, la Giunta Comunale ha autorizzato il sindaco Lorenzo Lucchini a presentare atto di querela “nei confronti degli autori materiali degli scritti diffamatori per l’ipotesi di reato di cui all’art. 595 del codice penale”.
“La misura è colma: dobbiamo intervenire”
Sotto accusa alcuni giudizi – illazioni infamanti secondo Lucchini – comparsi negli ultimi mesi sulle pagine social amministrate e frequentate da gruppi di cittadini termali che, come del resto capita negli spazi virtuali creati per dare voce ai residenti di una determinata città o paese, sono soliti commentare l’operato dell’amministrazione comunale. Alcuni commenti, però, secondo Palazzo Levi avrebbero travalicato il limite della diffamazione: in diversi casi, infatti, sarebbero state lanciate accuse dirette rivolte non soltanto al primo cittadino ma anche a coloro che dal Comune sono pagati per svolgere compiti e attività di vario genere. Pur rimarcando la legittimità della critica politica, Lucchini sottolinea come più volte negli ultimi tempi siano state “gettate ombre inaccettabili” sulla correttezza di determinate procedure amministrative e sul conferimento di incarichi, in alcuni casi tirando personalmente in ballo anche i dipendenti comunali.
“La misura è colma: abbiamo il dovere di intervenire e di difendere l’integrità morale e professionale nostra e dei nostri funzionari, che svolgono il loro lavoro onestamente. La critica è legittima – dichiara il sindaco di Acqui – e può essere uno stimolo all’azione politica, ma quando si gettano ombre sulle procedure amministrative o si presentano dati privi di fondamento con evidenti illazioni è necessario tutelare le istituzioni. Se certe persone, con vere o false identità, hanno prove di procedure illegittime, dovrebbero andare nelle sedi opportune a denunciare i fatti, altrimenti si tratta di insinuazioni non veritiere e della solita macchina del fango”.