Lucchini, niente ‘Drapò’: “Protesta contro la Regione: l’ospedale è da potenziare”
ACQUI TERME – Giovedì 22 luglio il sindaco di Acqui Terme Lorenzo Lucchini non parteciperà alla cerimonia di consegna della bandiera della Regione Piemonte, il Drapò, che si terrà ad Alessandria «per manifestare dissenso nei confronti dell’amministrazione, che non ha ancora chiarito i piani organizzativi riguardanti l’ospedale “Mons. Galliano” – informano da Palazzo Levi – La bandiera verrà ritirata una volta risolta questa importante priorità». Analogo gesto simbolico è stato realizzato anche dal sindaco di Domodossola.
«Sarà un atto simbolico per dare un segnale forte ai rappresentati della Regione Piemonte sullo stato attuale della sanità locale – spiega il primo cittadino – In questo momento l’emergenza è il nostro ospedale, su cui è calato da troppo tempo un velo di immobilismo. Se per altre strutture provinciali sono chiari i piani di potenziamento, il nostro ospedale subisce una noncuranza non comprensibile, seppure sia una struttura di riferimento per una vasta area territoriale. Ritengo che la Regione Piemonte in questo momento storico debba considerare prioritaria un’azione forte sulla sanità locale. È necessario celermente procedere alla riorganizzazione degli spazi dell’Ospedale di Acqui Terme, con un potenziamento che ormai è divenuto indispensabile per garantire livelli di qualità assistenziali adeguati agli standard attuali”.
“Al momento – prosegue – il nostro nosocomio non è messo nelle condizioni di poter rispondere alle richieste della popolazione e dell’utenza adeguatamente. Sono stati già redatti dei piani di potenziamento della nostra struttura da professionisti del settore. L’AslAl e la Regione Piemonte possono visionarli e dare una risposta rapida prendendo le misure necessarie. La nostra emergenza si chiama diritto alla salute ed è doveroso dare una risposta all’attività sanitaria ordinaria e alle persone che hanno bisogno di curarsi. Le ragioni legate al Covid-19 non sono più giustificazioni attendibili per ritardi e inefficienze. Chiediamo un cambio di passo e un’inversione di rotta per garantire il diritto a un servizio sanitario appropriato, efficiente e confacente al periodo storico che stiamo vivendo».