I sindacati in piazza: “Ora basta: la sicurezza sul lavoro prima di tutto”
Questa mattina presidio davanti alla Prefettura di Cgil, Cisl e Uil
ALESSANDRIA – Dopo la manifestazione di mercoledì 26 organizzata dalle principali sigle sindacali del settore edile, questa mattina (venerdì 28) davanti alla Prefettura di Alessandria ha avuto luogo un nuovo presidio che questa volta ha visto come promotori i tre segretari provinciali generali di Cgil, Cisl e Uil, poi ricevuti a Palazzo Ghilini.
Un sit-in per ribadire al Governo una volta di più la necessità di misure e provvedimenti urgenti per “fermare la strage sui luoghi di lavoro”, come recita lo slogan adottato per la campagna di sensibilizzazione che da lunedì 24 sta portando le lavoratrici e i lavoratori dei vari settori produttivi nelle piazze di tutta Italia. Alla manifestazione erano presenti anche il sindaco di Alessandria, Gianfranco Cuttica di Revigliasco, e il vice sindaco Davide Buzzi Langhi.
Le foto della manifestazione di questa mattina
«Questa manifestazione – dichiara Marco Ciani, segretario provinciale della Cisl – conclude una serie di iniziative che vanno avanti da un mese per richiamare l’attenzione sulle morti e gli infortuni sul lavoro. Dall’inizio dell’anno a livello nazionale contiamo già 270 morti. Qui ad Alessandria solo nell’ultimo mese abbiamo avuto un morto nel cantiere Amazon e un ferito grave nella galleria del Terzo Valico. Ciò che più temiamo è che nell’enfasi di una ripresa certamente necessaria si vadano a trascurare tutele e diritti. Il lavoro serve per ripartire, ma bisogna ripartire nel modo giusto garantendo la sicurezza dei lavoratori. Come? Intensificando la presenza e l’operato degli stessi sindacati nei luoghi di lavoro, aumentando il numero dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, degli ispettori e ovviamente inasprendo le sanzioni alle aziende e alle imprese che non rispettano le normative. Nel 2021 abbiamo gli strumenti per poter semplificare determinate procedure, ma questo non può essere fatto senza garantire la sicurezza dei lavoratori in nome del profitto».
«Abbiamo chiesto un incontro con il Prefetto – sottolinea Franco Armosino, segretario provinciale della Cgil – non per commemorare le persone cadute negli ultimi mesi ma per chiedere che finalmente si faccia qualcosa di concreto per evitare che ci siano altre “morti bianche”. Sono anni che chiediamo investimenti e sono anni che ci viene detto che non ci sono i fondi necessari per sviluppare le tematiche legate alla sicurezza sul lavoro. Oggi siamo alla vigilia della discussione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per il quale sono sul piatto 300 miliardi da investire su vari capitoli: noi ci aspettiamo che una parte di questi fondi venga utilizzato per contrastare il fenomeno delle morti sul lavoro. Pretendiamo che parole come protezione e prevenzione assumano effettivamente il loro significato. Oggi lo Spresal ha principalmente funzioni di polizia giudiziaria: arriva nei posti dove è accaduto un incidente per fare le proprie indagini. Bene, noi vogliamo che questo ente possa fare meno indagini per avere più tempo a disposizione per insegnare agli imprenditori cos’è la sicurezza e per garantire che macchinari, strutture, stabilimenti e cantieri siano sicuri. Gli imprenditori devono smettere di pensare che il tema della sicurezza sul lavoro sia solo un costo. Noi crediamo che oggi sia giunto il momento di un piano nazionale che negli anni abbia concreta efficacia nella lotta a questa piaga».
Alle parole di Marco Ciani e Franco Armosino hanno fatto eco quelle di Aldo Gregori, segretario provinciale della Uil: «Oltre alla formazione serve anche la cultura della sicurezza. Una delle proposte dei sindacati, infatti, è proprio la divulgazione di certe tematiche nelle scuole superiori, perché i ragazzi di oggi saranno i genitori, i lavoratori e gli imprenditori di domani. La cultura dei diritti e della sicurezza sui luoghi di lavoro non è mai abbastanza. Basta guardare anche ai recenti fatti di cronaca: la tragedia del Mottarone, la giovane operaia di Prato, si tratta di persone che sono morte perché i sistemi di sicurezza previsti per legge sono stati disattivati semplicemente per fare più profitto e velocizzare il lavoro. Per quanto riguarda i controlli? Noi abbiamo in Italia 4 milioni di imprese. Nel 2020 sono stati effettuati in tutto 20mila controlli, e su 20mila luoghi di lavoro ispezionati sono state applicate ben 8mila sanzioni. Una percentuale altissima. Eppure il numero dei controlli rispetto al numero delle imprese è davvero troppo basso. Molte imprese probabilmente non vengono nemmeno mai visitate dagli ispettori del lavoro. Serve una sinergia tra l’Ispettorato nazionale del lavoro e l’Asl per avere una maggiore digitalizzazione dei dati a disposizione»