Centrosinistra unito sul futuro termale
Articolo Uno, Azione, Italia Viva e PD guardano al futuro della risorsa
ACQUI TERME – Terme al centro del dibattito politico cittadino. Intervengono ad una voce i partiti del centrosinistra acquese, Articolo Uno, Azione, Italia Viva e Partito Democratico, che cercano di focalizzare l’attenzione di Regione e Amministrazione comunale sul futuro del settore termale, concessioni delle acque e attività curativa sanitaria. Dopo un excursus sulla normativa nazionale di riferimento hanno evidenziato: «Il degrado della zona Bagni è totale e incerta la situazione per l’apertura della piscina. Ci sono tre concessioni termali in capo alla società Terme di Acqui Spa di cui una con scadenza 2025 denominata “Città di Acqui Terme” e due “perpetue”, non più possibili in base alle nome vigenti, denominate “Terme” e “Vascone”; una società “svogliata” che non investe ne colloquia con l’amministrazione e la comunità locale. Inoltre la legge regionale necessità di un aggiornamento».
Dito puntato contro la Regione Piemonte, che ha per competenza la titolarità delle acque termali e del Sistema sanitario regionale, e il Comune. «Come intende affrontare la questione delle concessioni? Come intende garantire l’erogazione delle cure termali in convenzione con il Ssr? L’Amministrazione comunale come intende procedere?».
Data l’importanza della risorsa gli istanti auspicano un intervento coordinato tra tutti gli enti locali coinvolti, rendendosi disponibili alla collaborazione «purché formalizzata e sostanziale – precisano e poi alcune considerazioni – E’ indubbio che le concessioni perpetue vanno messe a gara e la Regione deve provvedere in tal senso o con un intervento legislativo concedere al privato l’uso delle acque con contratto di somministrazione. È indubbio che l’essere le sorgenti all’interno di una proprietà privata non limita la possibilità teorica (da concretizzare) che un terzo non proprietario ma aggiudicatario della concessione possa disporne. È indubbio che la concessione “Città di Acqui Terme” ha un’estensione non più compatibile con la normativa vigente e quindi va frazionata. È indubbio che chi detiene la concessione della sorgente termale è obbligato a garantire l’attività di cura tramite convenzione con il Ssn. È, infine, ormai evidente che il regime monopolistico privato attuale non è garanzia di sviluppo, quindi, tramite le gare per le concessioni o con contratti di somministrazione, è auspicabile la presenza di più imprenditori»