Marenco: “Anno di transizione, ma la vite saprà ripartire”
Intervista a Michela Marenco di Marenco Vini sul mercato enologico
STREVI – Nei giorni scorsi Coldiretti ha fatto il punto sul comparto somministrazione comunicando dati sconcertanti su bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi. I periodi di chiusura e le aperture a singhiozzo avrebbero travolto il settore agroalimentare Made in Italy riducendo le consegne di 300 milioni di chili di carne bovina, 250 milioni di pesce e frutti di mare e 200 milioni di bottiglie di vino. Ci siamo interrogati su quest’ultimo settore, colonna portante dell’economia dell’Acquese ed abbiamo intervistato Michela Marenco, portavoce della Marenco Vini di Strevi, azienda vitivinicola dal 1925 oggi amministrata insieme alle sorelle Doretta e Patrizia.
Il 2020 è stato un anno funestato dal Covid e dalle misure restrittive. Quanto ha influito sull’attività dell’azienda?
Non è stato (e non è) un periodo facile. Il divieto degli spostamenti ha reso difficoltosa la promozione ed il rapporto umano nel mondo del vino è molto importante, oggi più di ieri. Abbiamo investito su diversi canali affidandosi alla tecnologia. Grazie a questa operazione nelle vendite on-line abbiamo registrato un ritorno positivo. Certo, a causa della scarsa mobilità c’è stato anche un calo dei clienti non indifferente, circostanza alla quale va aggiunta anche una flessione nella produzione. La vendemmia 2020 è stata di eccellente qualità ma non abbondante. In generale il 2020 chiude per alcuni vini con una perdita del 10-15%, altri del 20.
Quanto ha influito la chiusura dei locali italiani?
Tanto anche se la nostra azienda lavora dal 50-70% con l’estero. Come noi, molti altri produttori guardano all’estero per trovare sbocchi: Stati Uniti, Cina, Giappone, nel mondo c’è voglia di vino italiano e la qualità dei nostri prodotti è in grado di conquistare qualsiasi piazza. Non ci siamo però dimenticati dell’horeca, bar, enoteche e ristoratori locali, che abbiamo sostenuto venendo in contro alle loro esigenze e con consegne più piccole.
Come fate a raggiungere i mercati internazionali per promuovere i prodotti?
Ormai le informazioni su un’azienda sono facilmente reperibili on-line e molti clienti ci conoscono perché sono stati nella nostra cantina o amano le nostre colline. Stiamo raccogliendo il risultato di semine passate. E poi non è solo una questione di prodotto; nelle nostre bottiglie di vino c’è il nostro territorio. Per questo noi aderiamo al Movimento Turismo del Vino. Appena possibile visitatori di tutto il mondo vengono a passeggiare lungo i nostri vigneti, ecco perché si registra una forte crescita di B&B e agriturismi.
Vino ambasciatore di un life style…
Certo. Approfittando di questo momento di ‘ferma’ stiamo organizzando tante attività alternative, come i Picnic in vigna. I turisti ne andranno matti.
Pronostico sul 2021?
Sarà un anno di transizione per ripartire con un grande 2022. Già dalla prossima estate avremo uno sblocco, ci saranno più vaccini e tanta voglia di muoversi. Usando un’immagine da viticoltore, il 2020 può essere paragonato ad una grandinata, fenomeno di cui il contadino ha terrore perché può danneggiare una vendemmia ed intaccare anche quella successiva. Ma c’è una certezza: la vite, come la vita, ripartirà.