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    Alessandro Francini  
    16 Febbraio 2021
    ore
    16:48 Logo Newsguard
    Territorio

    Palazzo Levi alla Regione: “Cinghiali, serve contenimento non cruento”

    La Giunta termale chiede un piano strategico più efficace in accordo con gli istituti di ricerca

    ACQUI TERME – Sistemi di contenimento innovativi e non cruenti, in grado di regolare il proliferare di animali selvatici in tutta la provincia. Questo chiede il Comune di Acqui ai vertici della Regione, una richiesta recentemente ratificata con delibera comunale. «La sostanziale inefficacia delle azioni di controllo – lamenta la Giunta pentastellata – sta mettendo in ginocchio gli agricoltori a causa dei danni alle coltivazioni, inoltre sono in aumento gli incidenti stradali. Recenti studi dimostrano che la proliferazione anomala di alcune specie è causata dall’alterazione degli equilibri naturali da parte dell’uomo». Una tendenza che sarebbe stata dimostrata a livello scientifico dal professor Andrea Mazzatenta, docente di Medicina Veterinaria all’Università degli Studi di Teramo, «il quale ha messo in evidenza l’eccessiva pressione venatoria da parte dei cacciatori in particolare nei confronti dei cinghiali. Gli stessi cacciatori – si legge nella delibera – hanno creato il problema introducendo in Italia per i loro interessi venatori il cinghiale ungherese, specie molto più grossa e prolifica di quella italica».

    Per questi motivi la Giunta comunale e il sindaco Lucchini si impegnano a presentare all’ente regionale alcune precise richieste, ovvero «adeguate risorse da destinare alla Provincia di Alessandria per implementare il personale responsabile del controllo della fauna selvatica; un ruolo più attivo da parte della Regione nel monitoraggio dell’efficacia dei controlli effettuati da ogni ente provinciale e, in caso di inefficacia di questi ultimi, una revisione della strategia complessiva». Infine, Palazzo Levi chiede al governo piemontese «l’attuazione dell’Ordine del Giorno n.382 del 2020 approvato dal Consiglio Regionale che impegna la Giunta a valutare la possibilità di avviare dei programmi di sperimentazione nelle aree protette del Piemonte basati sull’utilizzo di strumenti di dissuasione innovativi che permettano l’allontanamento e il contenimento degli ungulati con metodologie non cruente, avvalendosi anche della collaborazione degli istituti di ricerca».

    Lo stesso assessore all’Ambiente Fabio Carosso, fa notare l’amministrazione termale, lo scorso settembre durante un incontro in Prefettura ad Alessandria con il ‘Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica’ al quale aveva partecipato anche il governatore Alberto Cirio, aveva d’altronde dichiarato che «alla luce delle cifre allarmanti la questione deve essere affrontata con incisività. Non parliamo solo di abbattimenti, ma di metodi alternativi e sostenibili, che riescano però a limitare il numero degli animali selvatici presenti sul territorio». L’assessore Carosso aveva anche ipotizzato una collaborazione con il Dipartimento di Veterinaria di Torino, «per individuare dei metodi anticoncezionali di contenimento delle specie, già sperimentati con successi in altri Stati».

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