Nei boschi di Ponzone c’è chi vuole allevare le galline
Marta Quartino pensa ad un’azienda di agricoltura sinergica
PONZONE – C’è chi fugge dalle città per rifugiarsi nell’arcadia dei nostri territori ancora naturalisticamente non compromessi. Tra questi si annovera Marta Quartini, una giovane donna che due anni fa ha deciso di mollare la carriera militare e di trasferirsi in una cascina a Ponzone sospesa tra le frazioni di Cimaferle e Fondoferle. Accanto all’immobile da ristrutturare ben con 35 ettari di terreno e boschi. Con il marito Gianluca e due pastori maremmani qui ha deciso di realizzare un’azienda agricola che fugge chimica e tecnologia con «una produttività assolutamente sostenibile che si basa sull’agricoltura sinergica – spiega – Una lavorazione che impiega rimedi naturali che non impoveriscono il terreno. Pratiche che per raggiungere dei risultati richiedono tempo, due/tre anni».
L’idea di Marta non è una deriva hippy di soggetti sociopatici, ma una riconsiderazione del rapporto uomo-terra. Qui la meccanizzazione e la fertilizzazione estensiva lascia spazio a bancali lavorati a mano e pacciamatura. «Con la coltivazione dello zafferano stiamo ottenendo buoni risultati. Non sradichiamo i bulbi, ma cerchiamo di sfruttarne un ciclo vitale pluriennale – riferisce – E poi abbiamo il progetto di coltivazione nel bosco dove ci sono i terreni più fertili».
Marta ci spiega i dettagli: «Realizzeremo dei terrazzamenti per contenere la terra e puliremo giusto il minimo per poter piantare a marzo/ aprile ortaggi. Perché nel bosco? Oltre alla grande quantità di humus essendo un suolo mai sfruttato, sempre coperto da foglie e con i microrganismi attivi nel ciclo della degradazione, questa coltivazione, essendo ombreggiata, consente in estate di bagnare molto meno rispetto ad un campo a cielo aperto. Così c’è anche un minore spreco di acqua».
Nella cascina di Marta si pratica anche l’allevamento di animali da cortile. Anche per loro è previsto un piano che coinvolge il bosco. «Le nostre galline al mattino sono nell’aia per fare le uova (tranne ‘Houdini’ che scappa dal recinto, non si sa come, e le fa in posti sempre diversi), ma per il resto della giornata sono libere di scorrazzare e finiscono sempre nel bosco a raspare – racconta – La loro alimentazione è quindi varia, godono di ottima salute e le uova prodotte sono di migliore qualità. La nostra idea è quindi quella di realizzare dei recinti sotto gli alberi dove galline possono vivere liberamente». A tenere a bada i predatori ci penseranno i due fedeli pastori maremmani. Anche il pollaio nel bosco non è un’idea strampalata, ma un esperimento che è già stato realizzato con successo in altre Regioni. «Ci sono aziende che vendono uova di bosco a 70 centesimi l’una» conclude Marta. Un business onestamente impensabile.