Bertero: «Per le agenzie immobiliari perdite del 60-70%»
Dall'ex sindaco, titolare di un'agenzia, un'analisi sulla crisi che sta colpendo il settore
ACQUI TERME – I media non fanno che parlare della crisi dei negozianti e ristoratori, ma anche gli agenti immobiliari non se la passano bene. «Il Governo ci ha dimenticato – spiega Enrico Bertero, titolare di un’agenzia storica acquese – I più fortunati hanno preso due trance da 600 euro per il primo lockdown, poi null’altro. Adesso a Roma si sono fatti furbi perché pur etichettando la Regione ‘Zona rossa’, ci hanno lasciato aperti liberandosi da qualsiasi richiesta di indennizzo». Le agenzie, però, sarebbero impossibilitate a lavorare o quasi. «Chi è interessato a vedere una casa di norma non è della città e, attesa la confusione su cosa si possa o non possa fare, non si muove – continua – Qualcuno parlava di una flessione del 30%. In verità ho registrato una perdita del 60-70%».
Per una famiglia che ha organizzato la vita su un certo livello di reddito (consumi, prestiti, mutui) il crollo delle entrate genera, se presenti, l’erosione dei risparmi, altrimenti l’indebitamento non sempre verso canali legali. «Le ragazze della mia agenzia sono in Cassa integrazione e sono l’unico a presidiare l’ufficio – confessa – Si lavora con chi ha urgenza di un alloggio in affitto. Anche portare dei clienti ‘coraggiosi’ a vedere una casa è diventato complicato: si va mascherati come in un sopralluogo della Scientifica».
Il Covid ha causato un aumento dell’offerta che ha abbassato i prezzi già ai minimi storici. Tante persone hanno bisogno di monetizzare per affrontare l’emergenza. «Acqui ha un alto tasso di mortalità e si stanno liberando tanti alloggi; manca la clientela – l’amara constatazione – Nessuno compra più per investimento: un canone di locazione per gli alloggi ‘da battaglia’ è di 250/300 euro al mese, 320/380 per i più belli che però costano 150/180 mila euro. La resa lorda è solo del 3%». Un tempo c’erano le cascine panoramiche vendute a centinaia di migliaia di euro. «Con il blocco della mobilità non possiamo nemmeno sperare nel riccone svizzero» conclude Bertero