I locali della “movida” acquese: «Chiusi anche a dicembre? Sarebbe la fine»
Ilaria, Serena, Andrea e Cristiano, titolari di alcuni dei locali più frequentati della città
ACQUI TERME – Pur tra non poche difficoltà logistiche e organizzative, i mesi estivi avevano riportato una certa fiducia tra i proprietari dei bar e delle vinerie acquesi. L’epidemia di coronavirus, però, evidentemente si era concessa solo una piccola tregua e ai primi di ottobre la curva dei contagi è tornata a salire in maniera preoccupante costringendo il Governo a reintrodurre misure restrittive per tentare di arginare la nuova ondata. I primi a farne le spese sono stati (di nuovo) i locali legati a doppio filo alla cosiddetta “movida” serale, dal 25 ottobre costretti a chiudere i battenti alle 18 con la possibilità di effettuare servizio da asporto o consegne a domicilio.
«Contro ogni pronostico – spiega Ilaria Rucco, titolare del Santero Lounge Café (ex Gusta) di corso Italia – a luglio e agosto i locali acquesi hanno vissuto un breve momento di rinascita. Anche grazie alle iniziative di Confcommercio e del Comune, in centro si sono rivissute le classiche serate estive. Ora, purtroppo, siamo di nuovo alle prese con l’incertezza e le difficoltà». Proprio in queste ore è in discussione il testo definitivo del nuovo Dpcm che darà un’ulteriore stretta alle disposizioni anti-Covid. «Se avessimo la certezza di poter riaprire a dicembre con orari meno ridotti, da un certo punto di vista sarebbe quasi meglio chiudere fino al 24 novembre. Quantomeno noi gestori eviteremmo spese che in queste condizioni facciamo fatica a sostenere». Al Santero Louge Cafè, dopo le 18, si fa anche servizio d’asporto: «Durante il primo lockdown per noi era andata tutto sommato bene perché non tutti in città si erano attrezzati in tal senso, ma ora non è più così. Adesso c’è molta più concorrenza, e in più non sono poche le famiglie che si trovano in difficoltà economiche proprio a causa del Covid».
Se in vista di dicembre avessimo più certezze sarebbe quasi meglio chiudere subito
Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda Andrea Alifredi, titolare della vineria Clos di via Bove, e Serena Bonifacino, de La Betula et Carat in via del Municipio: «In quanto vineria con piatti a base di tartufo e funghi noi solitamente lavoriamo di più in autunno e inverno che non in estate – commenta Andrea – ma ora siamo praticamente fermi. La chiusura alle 18 ci ha tagliato le gambe. Facciamo qualcosina con l’asporto, ma non è assolutamente sufficiente, anzi, direi che il fatturato è quasi ridicolo. C’è grande, troppa incertezza». Tra marzo e aprile, alla ‘Betula’ hanno fatto di necessità virtù approfittando del lockdown per il restyling del locale, «in preparazione dell’estate, che in effetti è andata bene. I tavoli all’aperto e il cortile interno ci hanno permesso di lavorare osservando senza problemi tutte le norme di sicurezza. Ora, però, siamo di nuovo caduti nel limbo. Anche noi facciamo servizio d’asporto, anche per gli aperitivi, ma non è certo quello che ti salva…».
Il Bar Dante (nell’omonimo Corso) è uno dei locali più frequentati dai giovani acquesi nel fine settimana, uno di quei posti in cui certe sere si fa persino fatica a entrare. «Quest’estate – racconta il titolare, Cristiano Zanatta – è stato un po’ faticoso gestire la situazione. Fino all’una di notte la strada qui davanti rimaneva chiusa, quindi potevo allestire sedie e tavolini all’aperto. Poi, quando i vigili riaprivano al traffico, ovviamente ero costretto a togliere tutto. Non tutti la prendevano bene, una volta un cliente che aveva alzato un po’ troppo il gomito mi ha anche tirato uno sgabello. Io, però, ho sempre fatto rispettare tutte le disposizioni scrupolosamente, tanto da farmi anche un po’ la fama del rompiscatole – ammette Cristiano – Non nascondo che per questo motivo ho anche perso qualche cliente». Anche al Dante si fa servizio d’asporto dopo le 18, «ma a noi serve davvero a poco. Nei fine settimana lavoriamo tanto soprattutto dalle 22/22.30 in avanti, quindi è facile intuire che in questo momento per noi è praticamente un disastro».
Ognuno facendo i conti con le proprie peculiarità commerciali e con quelle del proprio locale, Ilaria, Andrea, Serena e Cristiano concordano tutti su un punto: «Se dovessero lasciarci chiusi anche a dicembre? Sarebbe il dramma più totale, questo è sicuro. Molti locali ad Acqui chiuderebbero nel giro di poche settimane».